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Meloni ha ragione: la sua Europa non è l’Europa del Manifesto di Ventotene
di Cinzia Sciuto
Confesso di non capire le reazioni indignate alle dichiarazioni di Giorgia Meloni a proposito del Manifesto di Ventotene. O meglio. Le capisco quando sottolineano la spudoratezza con la quale Meloni ha voluto far passare per pericolosi antidemocratici Spinelli e Rossi: due delle figure più luminose dell’antifascismo italiano, di diversa estrazione politica, che scrissero il Manifesto mentre erano al confino nell’isola di Ventotene, lì spediti dal regime fascista. Ma che Meloni abbia preso nettamente le distanze dal Manifesto di Ventotene è una buona notizia, che aiuta a fare chiarezza. D’altro canto non poteva essere diversamente, visto che l’antifascismo pervade ogni singola parola del Manifesto (come del resto della nostra Costituzione) e, si sa, l’antifascismo non è esattamente il punto forte di Meloni e del suo partito, erede del Movimento sociale italiano.
Nel corso di una seduta alla Camera dei deputati, dopo averne letto alcune parti – accuratamente selezionate per impressionare l’uditorio e opportunamente decontestualizzate – la presidente del Consiglio ha concluso: “Non so se questa è la vostra Europa, ma certamente non è la mia”. E ha ragione, per fortuna: l’Europa del Manifesto di Ventotene non è l’Europa di Meloni.
L’Europa che respinge i migranti e li spedisce in Albania non è l’Europa del Manifesto di Ventotene.
L’Europa che sigilla i confini e si disinteressa dei diritti umani non è l’Europa del Manifesto di Ventotene.
L’Europa che volta le spalle alle future generazioni ignorando il cambiamento climatico non è l’Europa del Manifesto di Ventotene.
L’Europa che strizza l’occhio agli autoritarismi non è l’Europa del Manifesto di Ventotene.
L’Europa che si rassegna alle disuguaglianze crescenti e che mette il mercato al di sopra del benessere dei cittadini non è l’Europa del Manifesto di Ventotene.
L’Europa che indebolisce le garanzie dello Stato di diritto non è l’Europa del Manifesto di Ventotene.
L’Europa dell’austerità non è l’Europa del Manifesto di Ventotene.
Dovremmo quindi rallegrarci. Almeno con Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi non stanno facendo quello che tentano di fare con Gramsci (ministro Giuli in testa). Non provano a piegarli, a edulcorarli, a svuotarli del loro significato rivoluzionario per farne bandierine buone per ogni stagione.
E allora grazie, presidente Meloni. Per una volta, su qualcosa siamo d’accordo: la sua Europa non è l’Europa del Manifesto di Ventotene.
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