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Il Contrappunto di Cinzia Sciuto
Elezioni tedesche: quel Muro di Berlino che non è mai caduto
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Elezioni tedesche: quel Muro di Berlino che non è mai caduto

Se la Germania dell’Est fosse un paese indipendente, avremmo l’AfD al governo. Probabile la Grande coalizione, Verdi e Linke all'opposizione.

Il Contrappunto è la rubrica della direttrice di MicroMega Cinzia Sciuto sull’attualità. Questo contenuto è gratuito, ma per poter offrire informazione di qualità abbiamo bisogno del tuo aiuto. Puoi sostenere il lavoro di MicroMega a partire da 4,90 al mese.

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Quel Muro di Berlino che non è mai caduto. Brevi appunti sulle elezioni tedesche

di Cinzia Sciuto

A guardare qualunque cartina con la distribuzione dei voti delle elezioni di ieri in Germania sembra di avere di fronte una mappa pre riunificazione, con una Germania nettamente divisa esattamente lungo il confine che allora divideva la Repubblica federale tedesca dalla Ddr: qui l’AfD è il primo partito, sopra il 30%, con punte del 38,6% in Turingia. Se l’Est fosse uno Stato indipendente, oggi sarebbe governato dall'AfD. Una fotografia impietosa di una riunificazione che, a più di trent’anni dalla caduta del Muro, possiamo dire non avere funzionato come avrebbe dovuto.

Fra i dati più impressionanti delle elezioni di ieri c’è quello dell’affluenza all'83%, il dato più alto dalla riunificazione. Un dato in sé positivo, ovviamente, ma che va letto seguendo i flussi elettorali: chi hanno votato coloro che non erano andati a votare alle precedenti elezioni? Ebbene, quasi 2 milioni di coloro che si erano precedentemente astenuti hanno votato proprio l’AfD. Il resto è diviso fra la Cdu (quasi un milione), il nuovo partito di Sahra Wagenknecht (che però non ha superato la soglia di sbarramento del 5 per cento e quindi non entra in parlamento) e a seguire gli altri partiti. Alternative für Deutschland non ha quindi soltanto drenato voti agli altri (un milione dalla Cdu/Csu, 900mila dalla Fdp, persino 700mila dalla Spd), ma è riuscita anche a mobilitare una parte di elettorato stanco e deluso dalla politica.

Il secondo elemento chiave di questa tornata elettorale è la probabile formazione di un governo di Grande Coalizione tra Cdu/Csu e Spd, una formula già nota ai tedeschi e che ha mostrato di poter funzionare. Una coalizione in cui l'Spd – che ha registrato la più clamorosa sconfitta elettorale della sua storia – sarà molto debole e si troverà inevitabilmente a traino della Cdu. Tuttavia, potrebbe giocare un ruolo fondamentale almeno su un punto: nel mantenere quella che in Germania chiamano “Brandmauer” (muro di fuoco) contro l'AfD, impedendo ogni tipo di collaborazione del nuovo governo a guida Merz con l'estrema destra. Una collaborazione a parole esclusa categoricamente dallo stesso Merz, che però lo fa senza mai appellarsi a una questione di principio. Il rifiuto è sempre motivato con divergenze su alcuni temi specifici, in particolare quelli di politica estera: il rapporto con l’Europa e la Nato, da una parte, e con Putin dall’altra. Un modo di argomentare che fa intravedere come su altre questioni (una su tutte l’immigrazione) una qualche forma se non proprio di collaborazione quantomeno di tolleranza potrebbe esserci. D’altro canto Weidel non fa che ribadire che l’AfD e la Cdu sono destinate a governare insieme visto che i due programmi si sovrappongono. Cosa non molto lontana dalla realtà e dimostrata da quanto è accaduto in parlamento prima delle elezioni, quando la Cdu non ha rifiutato i voti dell’AfD su una mozione sulla questione immigrazione.

La possibilità di una coalizione a due Cdu/Csu-Spd è una buona notizia anche perché evita uno scenario nel quale l’AfD si poteva ritrovare di fatto a essere la sola opposizione in parlamento. Nel Bundestag che esce fuori dalle elezioni di ieri invece si prospetta la presenza di altri due partiti di opposizione: i Verdi – che hanno ottenuto un deludente ma non catastrofico 12 per cento – e la Linke – che invece ha smentito tutti i sondaggi sfiorando il 9 per cento, che potrebbero rappresentare una opposizione democratica e sociale, arginando l’AfD che difficilmente troverà in questi due partiti alleati per qualunque iniziativa voglia portare avanti in parlamento.

La Germania si trova in un momento cruciale della sua storia. Da quello che accadrà nei prossimi mesi e anni, da come il nuovo governo affronterà alcune questioni cruciali – una su tutte la recessione economica, che è la vera fonte di incertezza e insicurezza dei tedeschi – si deciderà se alla prossima tornata elettorale l’AfD diventerà il primo partito in tutta la Repubblica federale o se invece il suo risultato si sgonfierà e la minaccia di un ritorno al potere dell’estrema destra in Germania potrà essere relegata alla storia.

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