Unione europea, ruota di scorta degli Stati Uniti?
Condividiamo un estratto dell'articolo di Marco d'Eramo dal volume 1/2025 di MicroMega dedicato all'Unione europea.
Alla luce dei fatti di questi giorni, con l’esclusione dell’Unione europea dai negoziati tra Russia e Stati Uniti sul destino dell’Ucraina, offriamo ai lettori un estratto del contributo di Marco d’Eramo, che sul numero di MicroMega dedicato all’Ue suggerisce l’ipotesi che l’Unione europea non sia altro che una provincia - e neanche troppo rilevante - dell’impero americano. Saprà l’Ue, con le sue prossime decisioni, smentire questa ipotesi?
ACQUISTA LA TUA COPIA NELLA TUA LIBRERIA DI FIDUCIA OPPURE NEI PRINCIPALI STORE:
OPPURE LEGGI IL NUMERO IN DIGITALE SOTTOSCRIVENDO UN ABBONAMENTO AMICO O SOSTENITORE (attenzione: nel piano SOSTENITORE è incluso anche l’invio del cartaceo, che però per ragioni tecniche parte dal prossimo numero).
Cronache da una provincia dell’impero americano
Marco d’Eramo
[…]. La guerra ha spostato il centro decisionale dalla Commissione europea al comando Nato (e pensare che nel 2019 Macron aveva detto che «la Nato è in stato di morte cerebrale»). Della Nato l’Unione europea è diventata la cinghia di trasmissione – quando non la ruota di scorta – per tutte le questioni essenziali, a partire dalle spese militari e delle forniture di armi. La presidente Ursula von der Leyen e i successivi segretari generali della Nato Jens Stoltenberg e Mark Rutte hanno fatto a gara a chi prometteva più missili, più carri armati, più bombe.
Vista dal di fuori, la guerra ucraina è stata una drastica rimessa in riga dell’Europa da parte degli Stati Uniti, una riaffermazione perentoria dell’impero e della sudditanza europea. Sudditanza che rende risibili, o ipocrite, tutte le domande sconsolate e accorate: “Perché l’Europa non ha una politica estera comune?”, “Perché non ha una difesa comune?”, “Perché non parla con una sola voce (per esempio su Gaza)?”.
La sudditanza europea agli Stati Uniti non è mai stata più chiara come nella transizione tra l’amministrazione Biden e quella Trump: proprio perché i membri dell’Ue avevano aderito diligenti ed entusiasti alla guerra e vi avevano profuso armi, miliardi e credibilità politica, si sono trovati spiazzati dalla svolta a 180° che il presidente eletto Donald Trump ha dichiarato di voler imprimere alla guerra, trovandosi così nella scomoda posizione bellicista di chi è più realista del re. Già si sono manifestate le prime crepe e in campagna elettorale il governo tedesco accennava pudico al voler “tentare una soluzione diplomatica”.
Nella nuova guerra fredda l’Unione europea è tornata a essere in un senso più profondo e decisivo quel che era stata nella prima Guerra fredda, cioè la ruota di scorta della Nato e, in ultima istanza, degli Stati Uniti: è la sua anticamera. Quando, per difendere i “valori dell’Occidente” (alcuni dei quali abbiamo più su enumerato), l’impero, detto pudicamente “blocco occidentale” – o più ermeticamente – “l’Occidente”, vuole staccare un paese dal blocco avversario e non può ancora annetterlo formalmente all’Alleanza atlantica, lo invita a far parte dell’Unione europea: così per l’Ucraina, per la Georgia, e domani chissà… E quest’invito i paesi membri dell’Unione lo formalizzano zelanti (non si sa se scodinzolando). Ma a presidiare le anticamere sono sempre i maggiordomi.