Pellizzetti: Repubblica democratica fondata sul lavoro
Un estratto dal volume 1/2024 di MicroMega in tutte le librerie. Il 20 febbraio, presentazione a Sarzana, Sala della Repubblica.
Anticipiamo un breve brano del testo di Pierfranco Pellizzetti pubblicato su MicroMega 1/2024. L’autore sarà presente a Sarzana, il 20 febbraio, alla presentazione del volume alla Sala della Repubblica. Altre presentazioni del volume sono in fase di organizzazione. Se sei una libreria o un’associazione e vuoi organizzare una presentazione nella tua città, scrivi a redazione@micromega.net.
Fondata sul lavoro
di Pierfranco Pellizzetti
«L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Questa la voce d’avvio della nostra Carta costituzionale; il cui assunto riguardo a quale sia il fondamento dell’ordine democratico segnala come – in quel fertile e venerando 1948 – i padri e le madri costituenti fossero perfettamente sintonizzati con il clima politico-culturale imperante nell’Occidente appena uscito dal secondo conflitto mondiale, con la vittoria (supposta definitiva) delle democrazie sul nazifascismo.
Infatti, stava producendo i suoi effetti di indirizzo internazionale un documento governativo britannico pubblicato nel novembre del 1942 e redatto sotto la direzione dell’economista liberale William Beveridge. Il celebre “Rapporto” che ebbe un’influenza decisiva nel determinare l’istituzione dello Stato sociale (Welfare State) nel Regno Unito attraverso l’espansione della National Insurance e la creazione del National Health. Un modello per tutte le politiche sociali europee, il cui prologo in qualche modo era stato il New Deal americano, che sotto la guida del presidente progressista Franklin Delano Roosevelt aveva consentito agli States di uscire dalla drammatica crisi del 1929, grazie all’inclusione democratica e a programmi pubblici di investimenti, finalizzati all’estensione del benessere a strati crescenti della popolazione.
Dunque, New Deal e Welfare State risultano due straordinari progetti strategici, con lo stesso riferimento concettuale: la grande lezione dell’intellettuale novecentesco probabilmente di maggiore spicco – John Maynard Keynes – tradotta nel paradigma che porta il suo nome: il compromesso keynesiano, ossia l’accordo sotto forma di scambio tra borghesia imprenditoriale e lavoro organizzato, in cui la prima si impegnava a perseguire la piena occupazione tendenziale, e l’altro dichiarava di accettare l’ordine capitalistico pacificato dalla regolazione. Compito dell’intervento pubblico, in questo quadro, sarebbe stato svolgere una funzione anticiclica nelle ricorrenti crisi economiche. Il quadro di riferimento che assicurerà per il periodo chiamato dai francesi i Trenta gloriosi e da Eric Hobsbawm l’Età dell’oro (1945-1973) la massima crescita del benessere condiviso che l’umanità abbia mai conosciuto. Un contesto in cui il lavoro assume la dimensione di soggetto costituente. Non solo fondamento della democrazia, come esplicitato nella nostra Carta suprema, ma anche antemurale a protezione di tale assetto, quale contrappeso che blocca nel campo degli interessi contrapposti qualsivoglia involuzione antidemocratica. Dunque – nel caso italiano – il primo e il massimo difensore della Costituzione. Che a posteriori potremmo definire intrisa di valori keynesiani come “spirito del tempo”, nel momento storico in cui veniva stilata. Sicché proprio nel tracciato di democrazia economica – o «sostanziale» (per usare la terminologia di Costantino Mortati, eminente giurista della Costituente) – affermato dall’Assemblea in sede redigente, emerge il punto di vista sintonico con l’autore della Teoria generale: la democrazia sostanziale fondata sul lavoro dall’articolo 1 pone il problema prioritario di come raggiungere effettivamente la piena occupazione; obiettivo ribadito e precisato dall’articolo 4 (diritto al lavoro), poi dall’articolo 3, comma 2. Quanto ora precisa il giurista Luciano Barra Caracciolo, «la piena occupazione è un obiettivo della Repubblica rispetto ai suoi cittadini, anzi diviene un connotato personalistico che riscrive, rispetto al passato, lo stesso contenuto della cittadinanza (facendola uscire dalla facciata ipocrita della mera eguaglianza formale, che è intrisa dal predicato di apparente parità del lavoratore all’interno della visione pan-contrattualistica liberale)».
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IL SOMMARIO DEL NUMERO
La linea generale
Paolo Flores D’Arcais – La filigrana della Costituzione: ora e sempre Resistenza
La Costituzione ha tratto origine dal fatto storico della Resistenza antifascista, in armi e vittoriosa: lì risiede la sua fondazione, nonché la trama dell’intero testo. Ma fin dall’inizio, la “costituzione materiale” si è contrapposta alla Carta: l’apparato dello Stato, ai suoi vari livelli istituzionali, è rimasto sostanzialmente lo stesso del Ventennio fascista. La storia della Repubblica italiana è dunque anche la storia della disapplicazione della Costituzione.
Paolo Berizzi – Il DNA antifascista della Costituzione
La nostra Costituzione nasce dall’antifascismo come lotta e come valore. In tutti questi anni, la persistenza di gruppi neofascisti nel tessuto sociale e politico italiano è stata sottovalutata, tanto che oggi questi movimenti, oltre a vivere nella dimensione sociale, si sono potuti integrare nel Palazzo influenzando la politica a livello sia locale sia nazionale. Siamo di fronte al pericolo di una nuova torsione fascista e dobbiamo stare tutti in allarme.
Gustavo Zagrebelsky – Identità e responsabilità: il significato costituzionale dell’essere italiani
Se si guarda all’identità italiana con la lente della Costituzione, allora non si potrà che porre l’accento sulla responsabilità civica e sui valori fondamentali di Repubblica, democrazia e lavoro. Contro la visione mediocre dell’italianità ridotta a stereotipi che non sono più buoni neanche per il marketing. Essere italiani significa innanzitutto essere antifascisti e partecipare attivamente, e in chiave solidaristica, alla vita del Paese.
Roberto Scarpinato – La Costituzione e i suoi nemici
La Costituzione disegnava un’Italia ideale, proiettata nel futuro, diversa da quella che usciva ammaccata dal fascismo e soprattutto diversa da quella che avevano in mente i grandi potentati, che fin dal primo momento non hanno smesso di sabotarla attraverso una costante strategia della tensione, fatta di stragi e depistaggi. Da Portella della Ginestra fino ad arrivare ai tentativi meno cruenti, ma non meno infidi, di smontarla dall’interno del Palazzo, con la scusa della governabilità. Anche oggi, come allora, è un tempo di resistenza, per difendere le acquisizioni dell’antifascismo e un’idea di società opposta a quella delle élite.
Iceberg 1: princìpi fondamentali
Pierfranco Pellizzetti – Fondata sul lavoro
Il presidio di democrazia fondamentale rappresentato dal lavoro, l’abbrivio della nostra Costituzione, dipende innanzitutto dalla sua dimensione conflittuale e di classe: contrastare, mettendosi al centro dei processi produttivi, la tendenza padronale a passare dall’egemonia al dominio; la sua intrinseca avidità, che tende alla mercificazione sistematica e all’accumulazione per esproprio, e che persegue il fine, per la via finanziaria e per quella tecnologica, di poter fare a meno dei lavoratori. E se vengono a mancare i lavoratori, viene a mancare la democrazia.
Marilisa D’Amico – Donne e uomini dall’Assemblea costituente alle sfide di oggi
Le madri costituenti ebbero un ruolo fondamentale nel far sì che la Carta costituzionale non riflettesse i pregiudizi patriarcali della classe politica del tempo (molti dei quali ancora vigenti). La parità di genere era esplicitamente nei loro orizzonti, anche se la strada per ottenerla pienamente nel nostro Paese è ancora molto lunga e passa anche da come saranno affrontate le sfide dell’innovazione.
Telmo Pievani – Nemici della scienza, nemici della democrazia
La difesa dell’ambiente come dovere costituzionale, innanzitutto verso le future generazioni, è una delle novità introdotte da poco nella nostra Carta, che parla della necessità di un intervento urgente, coraggioso, in direzione ecologica. Le classi dirigenti e il dibattito pubblico sono molto al di qua di questo orizzonte lungimirante, e a farne le spese è la qualità della democrazia. Che si nutre anche del confronto delle idee nel campo scientifico, purché sia un confronto impostato secondo il metodo della scienza, non quello della demagogia ignorante e chiacchierona dei talk show.
Iceberg 2: diritti e doveri dei cittadini
Norma Rangeri – Libertà e pluralità dell’informazione
La Costituzione italiana si distaccava profondamente dal Ventennio fascista quando con l’articolo 21 proclamava il diritto di libera manifestazione del pensiero. Ma i poteri politici ed economici e le concentrazioni degli stessi nelle mani di oligopoli o monopoli di fatto hanno reso sempre molto difficile garantire una concreta pratica di questo diritto, specialmente per quanto riguarda il giornalismo. Con conseguenze dirette e drammatiche per la salute della società democratica.
Silvio Grattini – Per una Sanità pubblica secondo Costituzione
Le disuguaglianze sociali, ma anche di genere e generazionali, sono sempre esistite nella sanità italiana, che è ben lungi dal realizzare il diritto fondamentale alla salute per tutti sancito dalla nostra Carta fondamentale. Le opportunità per migliorare sono tante, ma occorre con urgenza che la salute sia sottratta alle logiche del profitto e ricondotta a quelle dell’interesse pubblico della società democratica.
Marina Boscaino – Scuola, un sogno democratico sempre più a rischio
Dalla visione di Piero Calamandrei alla realtà di oggi, in questi decenni di vita democratica la scuola è passata da momenti altissimi di progettazione pedagogica innovativa e innervata di spirito civico (e costituzionale), fino alla svendita totale ai diktat del capitale che ci vuole tutti sorvegliati consumatori e disciplinati lavoratori. Un pervertimento che troverà pieno compimento con l’autonomia differenziata, e che dobbiamo fermare a tutti i costi.
Matteo Losana – Riforma fiscale: la solidarietà svilita
Secondo la Costituzione italiana il principio tributario non rappresenta un mero rapporto fra il singolo individuo contribuente e lo Stato, bensì costruisce un legame di comunità, è il rapporto di ogni cittadino con tutti gli altri in cui ciascuno, in ottica solidaristica, concorre al “pieno sviluppo della persona umana”. Una visione distante anni luce da quella, svilente e antisociale, del “pizzo di Stato”.
Iceberg 3: ordinamento della Repubblica
Ines Ciolli – Il presidente del consiglio: “primus inter pares”
La Carta costituzionale non rifiuta la leadership esercitata dalla figura del presidente del Consiglio, ma la riconduce a una raffinata capacità di rapporto fra elementi in seno al governo, fra il governo e la sua maggioranza parlamentare, e infine fra i partiti e la società civile. Al centro c’è la politica come movimento dal basso verso l’alto, capacità di tessitura fra i rappresentanti e di costante relazione con i rappresentati ai quali si chiede partecipazione attiva, non un passivo atto di identificazione o fede verso un capo carismatico. [Per un errore nell’edizione cartacea della rivista nel titolo compare la parola “primum” anziché “primus”. Ce ne scusiamo con l’autrice e con i lettori]
Luca Tescaroli – Indipendenza dei magistrati sotto attacco
La separazione dei poteri e l’indipendenza di quello giudiziario da quello politico, attraverso un delicato equilibrio di assegnazione delle funzioni, è un caposaldo dell’ordinamento costituzionale democratico italiano. I tentativi di intervenire su tale indipendenza sono costanti, e negli ultimi anni si sono moltiplicati. Vanno in questo senso anche le diverse proposte di riforma sulla separazione delle carriere fra magistrati e giudici.
Gaetano Azzariti – Il regionalismo da realizzare e quello da impedire
La Costituzione italiana prevede forme di regionalismo, che sono però ben diverse da quelle che vorrebbe impiantare il disegno di legge sull’autonomia differenziata. Il regionalismo auspicato dalla nostra Carta è di stampo solidale: mette al centro, cioè, non la suddivisione delle funzioni, bensì l’inviolabilità e l’universalità dei diritti. È da questo che discende la distribuzione dei poteri, non viceversa come vorrebbero, invece, i fautori della “secessione dei ricchi”.
Mario Barbati – Governo Meloni: un anno di diritti negati
Lo smantellamento della democrazia sostanziale in Italia è l’effetto di un percorso lungo e trasversale; su ogni diritto garantito dalla Costituzione, il governo Meloni sta proseguendo un’opera di negazione già avviata dai governi di centro-destra, centro-sinistra o tecnici precedenti. Ma il primo anno di Fratelli d’Italia alla presidenza del Consiglio ha peggiorato la situazione, fino ad arrivare alla mostruosa idea del premierato che rischia di distruggere definitivamente la democrazia parlamentare in Italia.
fuorisacco
Sette lettere inedite di Norberto Bobbio
Il grande filosofo e giurista scomparso esattamente vent’anni fa ha intrattenuto con il direttore di MicroMega un lungo carteggio in cui rifletteva sui travagli della sinistra negli anni successivi alla svolta della Bolognina.