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Una delle cose di cui ci siamo accorti nei giorni immediatamente successivi all’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio 2022 è stato il fatto che il nostro sguardo sull’Europa e la sua storia era uno sguardo distorto, che ignorava sistematicamente il punto di vista dell’Europa dell’Est e delle Repubbliche ex sovietiche. E proprio questo è stato uno dei primi sforzi che abbiamo messo in campo: metterci in ascolto per capire come loro leggevano la storia degli ultimi trent’anni in Europa e come vivevano l’attuale situazione.
IL SOMMARIO DEL NUMERO - PARTE 1
ICEBERG 1- campi di battaglia
Andrij Ljubka – Un caffè al fronte
“Immaginatevi una persona che, prima del 24 febbraio, era in tutto e per tutto un civile, forse addirittura un pacifista latente, e che, dopo l’inizio dell’invasione su larga scala, ha indossato l’uniforme e si è ritrovata al fronte. Nella sua vita è cambiato tutto: strappata dalla sua famiglia e dalla sua casa, dal suo lavoro e dalla sua cerchia sociale, dalle sue abitudini e dal diritto di fare progetti per il futuro”. Il racconto di uno scrittore che da un anno ha smesso di scrivere e si è ritrovato a raccogliere fondi per acquistare e riparare jeep da mandare al fronte.
Aleksej Nikitin – La storia, a volte, stupisce
Il ventunesimo secolo non è arrivato come ce lo aspettavamo. Il dittatore russo Vladimir Putin vede il futuro in modo diverso rispetto a decine di milioni di ucraini, a centinaia di milioni di europei e a miliardi di persone nel mondo. E ha iniziato a incarnare la sua visione di futuro in Ucraina. Bucˇa non è l’eccesso di un esecutore, Bucˇa è il futuro secondo Vladimir Putin. E insieme a Bucˇa, Liman, Izjum, Trostjanec’, centinaia di città ucraine già liberate e centinaia ancora sotto l’occupazione russa.
Olesja Jaremčuk – I deportati di Mariupol’
È diventata una delle città martiri di questa guerra. Durante l’assedio dei russi dal 2 marzo al 16 maggio dello scorso anno, decine di migliaia di persone sono state deportate con la forza in Russia. In questo reportage il racconto di chi ha subìto quella deportazione: notti gelide trascorse sul pavimento e negli autobus, interrogatori nei campi di filtraggio e canne di armi da fuoco puntate contro.
ICEBERG 2 – il dilemma dell’identità
Francesco Brusa ci accompagna in un viaggio fra i cittadini ucraini che si interrogano sul proprio passato, sul proprio presente e sul proprio futuro; Claudia Bettiol ricostruisce il mosaico dell’identità ucraina, a partire dalla sua storia, lingua e cultura; Volodymyr Išcˇenko mette in guardia dal pericolo di ridurre la questione ucraina a una questione identitaria; infine Alexandra Petrova racconta la sua esperienza di scrittrice russa in Italia al tempo della guerra.
Francesco Brusa – Identità di guerra e orizzonti di pace
Camminando per le strade di Kyïv, Leopoli o Odesa si ha l’impressione che normalità e anormalità collassino l’una sull’altra: sirene d’allarme ed eco delle esplosioni si alternano alle interruzioni di corrente, mentre la folla si riversa in bar e negozi, frequentati a tutte le ore. In Ucraina la fiducia di uscire vincitori dalla guerra è tuttora molto alta e, mentre il dibattito pubblico sull’identità nazionale assume tratti confusi e sbrigativi, per molte persone si tratta innanzitutto di difendere il radicamento e l’amore per il luogo in cui vivono: la loro casa.
Claudia Bettiol – Essere ucraini oggi
Checché ne dica Putin, l’Ucraina ha una propria storia, una propria lingua e un proprio patrimonio culturale che a tratti si sovrappongono e a tratti si dissociano dal vicino mondo russo. Contaminazioni e influenze, queste, che sono riemerse sempre di più nel corso dell’ultimo anno, divenendo oggetto di un dibattito complesso su cosa significhi oggi essere e sentirsi ucraini. Chi sono gli ucraini e come si identificano culturalmente, linguisticamente e politicamente? Quali sono le caratteristiche che plasmano l’identità ucraina? Quanto influiscono l’odio, la rabbia e il dolore derivanti da questa guerra nella ridefinizione dell’identità culturale e nazionale ucraina?
Volodymyr Iščenko – Ucraina fra identità e universalità
Dallo scoppio della guerra il mondo si è improvvisamente accorto che esiste l’Ucraina, e gli ucraini. Si è innescata dunque l’ossessiva ricerca di “voci ucraine” da inserire in eventi, panel e convegni riguardanti l’Ucraina, la Russia e la guerra. Certamente è importante che studiosi, artisti e intellettuali ucraini prendano parola, ma bisogna fare attenzione che questo non diventi un ulteriore esempio di tokenism, il fenomeno tipico della politica identitaria contemporanea, che si accontenta dell’inclusione simbolica di “voci ucraine” a prescindere dai contenuti che queste voci esprimono.
Alexandra Petrova – Micromosaico dell’integrità
Cosa significa per la precisione essere “russi”: essere di nazionalità russa? Vivere nella Federazione Russa? Avere come lingua madre il russo? E cosa significa essere uno scrittore russo? La lingua russa è usata da molti poeti e romanzieri di nazionalità non russa: sono questi “scrittori russi”? L’invasione dell’Ucraina da parte di Putin ha fatto letteralmente esplodere il dilemma dell’identità nel mondo russo.
TAVOLA ROTONDA 1
Irina Ščerbakova / Mikhail Šiškin / Leonid Volkov (in conversazione con Sabine Adler) – Che futuro per la Russia? Sulla situazione dell’opposizione a Putin
La società russa vive una nuova dittatura nel segno di Putin, cui è molto difficile ribellarsi in massa. Il suo destino dipenderà dall’esito di questa guerra: se la perderà, come si augurano tutti gli oppositori di Putin in Russia, si aprono diversi scenari. Potrebbe arrivare un ennesimo zar, oppure potrebbe cominciare un sofferto processo di democratizzazione che non potrà non passare dal riconoscimento della colpa, da un “Piano Marshall” per la ricostruzione, dalla punizione dei responsabili dei crimini di guerra e dal risarcimento agli ucraini.
Magnifico!