La Resistenza antifascista non è un capitolo chiuso della storia, ma un impegno quotidiano
Leggi il prologo della direttrice al volume "Povera patria".
Il prologo di Cinzia Sciuto
Ottant’anni fa, l’Italia si liberava dal regime fascista e dall’occupazione nazista, aprendo la strada alla nascita della Repubblica e alla scrittura della Costituzione che conosciamo. Una Costituzione “antifascista nell’anima” (semicit.). Oggi, mentre ci accingiamo a celebrare questo anniversario, il paese è governato da un partito che affonda le proprie radici nel Movimento sociale italiano, erede diretto del fascismo repubblichino. Ma se il passato di Fratelli d’Italia è ben noto, ciò che preoccupa ancora di più è il presente: per questa destra di governo, l’antifascismo non è un valore, ma un residuo della storia, un concetto da relativizzare, da ridurre a una disputa tra fazioni. Non viene riconosciuto come il fondamento della Repubblica, anzi viene spesso accostato a forme di estremismo violento, in un’operazione che mira a svuotarlo di significato politico e morale.
Nella leadership del partito questa rimozione non avviene più in modo esplicito: da Giorgia Meloni al presidente del Senato Ignazio La Russa (seconda carica dello Stato, che lavora per diventare la prima), gli esponenti di maggior rilievo del partito evitano ormai (La Russa con qualche fatica in più di Meloni, va detto) dichiarazioni apertamente nostalgiche, lasciando però spazio a una base militante che continua a coltivare simboli, riferimenti e immaginari del Ventennio (dopo l’inchiesta di Fanpage sulla giovanile di FdI non ci risultano grandi operazioni di pulizia interna). Non rivendicare (più) il fascismo, ma rifiutare di riconoscersi pienamente nell’antifascismo: è in questa ambiguità che si gioca il rapporto della destra italiana con la propria storia.
Molti autorevoli commentatori ritengono che continuare a sottolineare le origini postfasciste del partito di Giorgia Meloni e il suo rapporto ancora irrisolto con questa storia sia inutile, perché sono questioni di cui, in fondo, alla “gente” non importa nulla e che non fanno che rafforzare la destra. E poi, tutto sommato, Meloni non ha realizzato quel colpo di mano autoritario che molti temevano. Questo volume vuole rispondere a entrambe queste obiezioni.
Da un lato, le radici non sono un dettaglio trascurabile: Fratelli d’Italia attinge ancora oggi consenso, quadri dirigenti e riferimenti culturali da un bacino che non ha mai reciso il legame con quella tradizione. Dall’altro, se è vero che non ci troviamo (ancora) di fronte a un regime completamente autoritario, l’attacco ai princìpi democratici è sotto gli occhi di tutti. La destra meloniana non ha bisogno di proclamare uno stato d’emergenza per trasformare il paese: il progressivo smantellamento dello Stato di diritto avviene per accumulo di provvedimenti, per normalizzazione di un linguaggio che delegittima il dissenso e criminalizza il conflitto sociale.
I segnali sono chiari: l’attacco di berlusconiana memoria alla magistratura e ai giornalisti non allineati; la repressione del dissenso, che si tratti di studenti, attivisti per il clima o detenuti; la concentrazione del potere e la riduzione degli spazi di informazione libera; l’individuazione del “nemico” nei migranti, trattati come esseri umani di serie B. Non è un golpe, ma una deriva lenta e costante che incide sulla qualità della democrazia, riducendo progressivamente gli spazi di libertà e di partecipazione.
Il fascismo peraltro non è una dottrina coerente: è un metodo di gestione del potere, un modo di concepire la politica come governo autoritario della società. Per questo è in grado di mutare, di adattarsi ai tempi, di presentarsi in forme nuove. Oggi non servono le camicie nere per costruire un sistema illiberale: bastano il controllo dell’informazione, la delegittimazione degli organi di garanzia, la trasformazione del dissenso in problema di ordine pubblico, l’erosione dei diritti fondamentali.
Questo volume vuole essere, da un lato, un omaggio alla Resistenza antifascista che ha fondato la nostra Repubblica e, dall’altro, un invito a mantenere alta la guardia. Perché la democrazia non è una conquista definitiva, ma un equilibrio precario che richiede vigilanza costante. La Resistenza antifascista non è un capitolo chiuso della storia, ma un impegno quotidiano: un baluardo da difendere ogni giorno contro chi vorrebbe renderlo irrilevante.
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Con contributi di: Marco Solinas, Elia Rosati, Carlo Greppi, Fabio Bartoli, Paolo Berizzi, Paolo Ercolani, Pierfranco Pellizzetti, Valentina Pazé, Carlo Galli, Nadia Urbinati, Alessandra Algostino, Gianni Barbacetto, Mariarosaria Guglielmi, Valeria Verdolini, Sielke Beata Kelner, Christian Elia, Daniele Fabbri, Emanuela Marmo, Sergio Brancato, Ilenia Colonna, Stefano Cristante, Silvano Fuso, Mariasole Garacci, Filippomaria Pontani, Massimo Taddei, Stefano Caserini, Ingrid Colanicchia, Michael Braun, David Broder, Eric Jozsef, Birgit M. Kraatz, Olivier Roy, Alexander Stille.
Sandro Pertini diceva: la liberta’ della Costituzione e’ da essere difesa e coltivata tutti i giorni! ❤️