Esce oggi in tutte le librerie fisiche e online il numero 3/2023 di MicroMega, “La democrazia nemica di sé stessa”.
L’organizzazione democratica rappresenta uno dei progetti più ambiziosi che l’umanità abbia mai messo in campo. Un autogoverno di cittadini eguali, in grado di partecipare alla costruzione della “volontà generale” e di impedire forme di prevaricazione della volontà privata di uno o pochi sugli altri, per sua stessa definizione non può che darsi in una molteplicità di combinazioni.
Nella lunga linea continua cha va da una piena democrazia (impossibile nella realtà ma definibile asintoticamente) fino ai regimi totalitari, tratti autoritari possono coesistere in proporzioni diverse in una cornice democratica. Se non costantemente osservati, compresi e contrastati, possono rivelarsi il più grande pericolo per la sopravvivenza delle società democratiche.
In questo numero di MicroMega, il terzo dall’inizio dell’anno, abbiamo chiesto a giornalisti, studiosi, esperti di area e politologi di aiutarci a capire in che modi, nelle diverse zone del mondo, la democrazia si sta dimostrando nemica di sé stessa, cioè permeabile a forme di autoritarismo quando non di totalitarismo, e in alcuni casi insensibile alle richieste di giustizia e protagonismo sociali che provengono dalla gente comune.
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IL SOMMARIO DEL NUMERO
Kerem Öktem – Turchia in bilico
Fra catastrofe autoritaria e nuove speranze democratiche
La Turchia di oggi è un caso da manuale di regresso democratico e politica autoritaria. Erdoğan è un iper-presidente che incentra i poteri esecutivi interamente nelle sue mani. Eppure, proprio mentre sembra realizzato il suo sogno di controllo totale su Stato e società, è emerso un nuovo fronte: gli effetti della crisi economica, dell’incompetenza governativa nella gestione del terremoto e, soprattutto, l’assenza di un progetto per il futuro della Turchia stanno dando linfa a esperienze di opposizione che possono dare filo da torcere al regime e nuova speranza alla popolazione.
Christian Elia – Serbia, l’autoritarismo soft che funge da anestetico sociale
Il potere di Vučić, nazionalista fascista che si è saputo ripulire l’immagine nel presentarsi alle compiacenti istituzioni europee, sta spegnendo la vitalità della società in Serbia che non riesce ad andare oltre piccoli movimenti locali o resistenze ambientaliste minime. Un autoritarismo soft che per molti versi preconizza ciò che potrebbe accadere, osta già accadendo, in Italia.
Francesco Brusa – Ucraina: la democrazia come destino e come scelta
Il popolo ucraino che in massa ha deciso di resistere all’invasione russa lo ha fatto anche per non perdere quelle fragili libertà democratiche acquisite con l’indipendenza nazionale e minacciate dal modello putiniano di sovranità. La democrazia ucraina, imperfetta e in fase di ridefinizione anche per contrapposizione al modello russo, chiama d’altro canto a una ridefinizione di sé l’intero sistema democratico occidentale, che si vuole universale senza per questo esserlo davvero.
Daniele Stasi – Polonia: il nazionalismo che sfida la democrazia europea
La presenza del soggetto nemico da cui deriverebbe l’esigenza di difesa della nazione costi quel che costi è uno dei dispositivi ideologici più efficaci della retorica politica polacca, e uno dei più radicati ostacoli alla democratizzazione delPaese.La Polonia si puntella su un’idea di destino nazionale comune, che sfida molti dei princìpi di esistenza dell’Ue. E oggi lo fa godendo dell’appoggio americano.
Balázs Majtényi – L’Ungheria di Orbán o della costruzione del nemico
La deriva ungherese verso quell’ossimoro che è la“democrazia illiberale” passa da un meccanismo tipico dei regimi autoritari:la costruzione del nemico, che nel caso ungherese è rappresentatoda chiunque non coincida con l’idea etnica di nazione. Invertire la rotta e tornare sulla strada della democrazia senza aggettivi è ancora possibile, ma per farlo c’è bisogno che la società tutta si attivi a sostegno dei valori democratici.
Maryam Namazie – Opportunità e rischi per un futuro democratico in Iran
La rivoluzione delle donne e dei giovani in Iran ha fatto paura al regime islamico ma sta anche risvegliando l’appetito di vecchi poteri che gli iraniani conoscono bene, speranzosi di approfittare di una caduta del regime o addirittura di forzarla in senso a loro favorevole. È il caso della famiglia degli eredi dello scià rimosso nel 1979, che con il sostegno di alcune personalità molto conosciute della diaspora iraniana si sta proponendo e accreditando come“il futuro” del Paese. Per gli iraniani tutto questo è un déjà vu.
Christian Elia – La pericolosa deriva teocratica e autoritaria di Israele
Mai come oggi la componente religiosa ha avuto unpeso così decisivo nelle sorti di Israele. È questo chespaventa tanti settori della società civile che stannoscendendo in piazza controil governo estremista di Netanyahu e dei suoi alleatie la sua riforma della Giustizia. Mentre la questionepalestinese rimane sullo sfondo e del destino degliabitanti e cittadini non ebreinon sembra effettivamente importare molto anessuno, neanchefra i manifestanti.
Chiara Piaggio – Nigeria, un’utopia democratica in cerca di radici
Le elezioni del 2023 nel grande Paese africano, ritenute le più importanti al mondo per quest’anno, hanno lasciato con l’amaro in bocca: il ricambio di potere che tanti giovani nigeriani auspicano da tempo non c’è stato. Ma una nuova generazione rimane in cerca della sua utopia, e continuerà a impegnarsi per cambiare la società.
TAVOLA ROTONDA
Dialogo su giornalismo e democrazia
Immaginare il ruolo del giornalismo nei sistemi democratici del prossimo futuro può mandare in crisi. Ma se le condizioni di lavoro e la fisionomia stessa dei giornalisti e del potere sono cambiate e cambieranno ancora nel tempo, la missione di questo mestiere si conferma sempre la stessa:continuare a raccontare la società e i suoi conflitti, sfidando i sistemi di potere. Un lungo e vivo dialogo sul ruolo presente, futuro e passato dei giornalisti nel sistema democratico fra il direttore e fondatore di MicroMega e studentesse e studenti della Scuola di giornalismo Lelio Basso di Roma.
Paolo Flores d’Arcais in conversazione con Federica Rossi, Marco Marasà, Alessia Saracino, Celeste Gonano, Leone Spallino, Giulia Della Michelina, Arianna Scarnecchia, Nicola Dammacco, Lucrezia Quadri , Lidia Ginestra Giuffrida, Ilaria Cicinelli
ICEBERG – nodi democratici
Fabio Armao – Democrazia, rappresentanza, partiti: considerazioni su una crisi ormai sistemica
Nel momento in cui ci sarebbe maggior bisogno dimarcare le distanze dalle dittature, investendo sullariaffermazione concreta e non retorica dei valoridemocratici, i governi occidentali sembranopiuttosto desiderosi di competere con esse sulpiano delle misure illiberali, quasi volesserodimostrare di poterle sconfiggere sul loro stessoterreno. Le ragioni di questo avvitamento hanno ache fare anche con il deterioramento del concetto di rappresentanza, lo svuotamento di significato dei partiti e la trasformazione della politica in un mercato dei voti.
Chiara Cordelli – Democrazia o privatocrazia?
L’ingresso invadente del privato nella gestione dinumerose funzioni della cosa pubblica non solo nonrende la fornitura dei servizi ai cittadini piùefficiente e meno costosa (anzi, dati alla mano èesattamente il contrario), ma mina alla radice ilpatto democratico fra lo Stato e i suoi cittadini,producendo alla lunga danni profondi.
Emanuele Felice – I fallimenti del neoliberismo e la speranza di un futuro migliore
Il neoliberismo rappresenta solo una fase e unavariante del modello liberale, tuttavia il segnodell’ingiustizia e dello sfruttamento delle risorseche ha impresso nelle società occidentali rischia dimettere a repentaglio anche tante conquisteottenute nelle fasi precedenti. Per evitare unasimile catastrofe, al pensiero liberale spettacostruire alleanze con le visioni socialiste e con leistanze ecologiste.
Pierfranco Pellizzetti – La strategia dei tagli, assassinio di democrazia
La decadenza attuale del sistema democratico nonsi spiega tanto con una cospirazione totalitaristicada parte di agenti esterni o traditori interni, quantopiuttosto con un incosciente pilota automatico distampo classista, inserito in tutti i processi chesottostanno alle garanzie basilari di eguaglianzasociale e libero esercizio della cittadinanza.
FUORISACCO
Hans-Georg Gadamer – La scienza come professione
Sulla reputazione e la professione della scienza nel nostro tempo
(presentazione di Facundo Bey)
In questo articolo inedito in Italia scritto in pienaguerra nazista il filosofo tedesco, a partire dal nototesto di Weber, si interroga sulla natura del lavoroscientifico come professione/vocazione e sul suolegame con la filosofia, che consiste innanzituttonel nutrire la conoscenza di passione e slanciocreativo, contro gli eccessi di “burocratizzazione”che rischiano di consegnare la conoscenzaalla ragion di Stato.