In tutte le librerie il nuovo numero di MicroMega: “Povera patria. L'Italia al tempo di Meloni”
In uscita il volume 2/2025 della rivista.
Il volume “Povera Patria. L’Italia al tempo di Meloni” esplora le contraddizioni e i rischi di questa stagione politica, tracciando un bilancio - molto preoccupante - dell’Italia per come è e per come potrebbe diventare.
Come spiega nel “Prologo” la direttrice Cinzia Sciuto il volume mira a rispondere sia a chi - tra cui molti autorevoli commentatori - ritiene che continuare a sottolineare le origini postfasciste del partito di Giorgia Meloni e il suo rapporto ancora irrisolto con questa storia sia inutile, perché sono questioni di cui, in fondo, alla “gente” non importa nulla e che non fanno che rafforzare la destra; sia a chi pensa che, tutto sommato, Meloni non abbia realizzato quel colpo di mano autoritario che molti temevano.
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IL SOMMARIO DEL VOLUME
ICEBERG 1 - le radici non gelano
Terra, spirito, tradizioni. I nipoti di Gentile ed Evola al governo d’Italia - Marco Solinas
A innervare il programma politico-culturale di Fratelli d’Italia è il conservatorismo audace e moderno di terra, spirito e tradizione di ispirazione gentiliano-evoliana. Ma la dirigenza di FdI sembra avere adottato una strategia di astuto (anche se intellettualmente poco onesto) sdoganamento e depistaggio culturale: portare avanti con la massima determinazione autori, concetti e temi fascistissimi senza mai chiamarli con il loro vero nome, ma anzi mascherandone i riferimenti, rinominandone gli obiettivi, occultandone le origini.
Da Giorgio a Giorgia. Riflessioni a trent’anni dalla svolta di Fiuggi - Elia Rosati
A far sì che oggi sia un partito che ha nel simbolo la Fiamma tricolore a governare il paese è stato un mix di fattori. La grande crisi finanziaria, l’opposizione al “governissimo” Draghi, certo, ma anche, molto prima, la capacità di Giorgio Almirante di tenere insieme un mondo neofascista litigioso e plurale, mantenendo sempre lo sguardo rivolto al futuro della destra patria. Un percorso, quello che da Giorgio conduce a Giorgia, in cui tappa fondamentale è rappresentata da quella passata alla storia come la svolta di Fiuggi.
La storia piegata al paradigma identitario - Carlo Greppi in conversazione con Fabio Bartoli
A ottant’anni dalla Liberazione, Fratelli d’Italia, partito erede dell’Msi e oggi forza di governo, continua a operare una sistematica manipolazione della memoria storica depurandola da tutti gli elementi politici scomodi e riducendo tutti gli eventi a questioni di carattere identitario. Un processo che non è iniziato però con Meloni: la demolizione dell’antifascismo ha radici lontane, dall’“anti-antifascismo” della destra liberale fino al revisionismo storico della fine del Novecento. È tempo di tornare a rivendicare l’antifascismo non come mera retorica rituale, ma come fondamento politico e culturale della Repubblica.
Tana libera tutti. Il neofascismo al tempo di Giorgia Meloni - Paolo Berizzi
Dopo una prima fase di stallo apparente seguita all’insediamento dell’esecutivo che ha in Fratelli d’Italia il suo azionista di maggioranza, i camerati hanno capito che la pregiudiziale sul fascismo storico e sul neofascismo stava per cedere. E che di questo crollo bisognava approfittare, nella consapevolezza che la stagione politica in corso, e questo esecutivo, spalancano spazi di agibilità e di racconto che fino a ieri parevano impossibili.
ICEBERG 2 - fascisti su Marte
Da Nietzsche a Musk. Il (non) pensiero della destra meloniana - Paolo Ercolani
Senza rinnegare le radici tradizionali e “nere” della propria storia, la destra meloniana le integra con il tecno-libertarismo contemporaneo, in cui finanza e tecnologia si fondono con l’intento di generare un nuovo tipo di società e perfino di umanità. Il percorso che conduce da Nietzsche a Elon Musk si rivela quantomai influente, considerati i successi mondiali, facendo emergere una questione tanto centrale quanto inquietante: forse il capitalismo è tornato ad appoggiarsi sulla destra anche più estrema avendo compreso di poter fare a meno della democrazia sostanziale?
Meloni nella tana del bianconiglio tecnoreazionario - Pierfranco Pellizzetti
Giorgia Meloni si muove in un intreccio pericoloso tra demolizione delle conquiste sociali del Novecento e ambizioni geopolitiche sregolate, cercando di ritagliarsi un ruolo di rilievo nel nuovo ordine conservatore globale. Il suo governo non è solo un esperimento di restaurazione reazionaria in Italia, ma si inserisce in una più ampia riconfigurazione del potere che intreccia tecnocrazia digitale, manipolazione dell’informazione e strategie di controllo sociale. In un panorama dominato dall’asse Trump-Musk e dalla galassia della destra radicale internazionale, Meloni si reinventa come punto di riferimento di un conservatorismo post-ideologico, fatto di slogan, fake news e operazioni di distrazione di massa.
Il senso della destra per la libertà - Valentina Pazé
La destra – anche quella meloniana – si presenta come paladina della “libertà”. Ma quando si parla di libertà, bisogna chiedersi: libertà di chi? Quella del lupo di divorare l’agnello? E poi, quale libertà? Negativa o positiva? Economica, politica, morale? Di fatto o di diritto? Formale o sostanziale? Ancora: libertà, sì, ma a che prezzo? Perché se è vero che la libertà è uno dei valori fondativi della modernità, della triade rivoluzionaria facevano originariamente parte anche égalité e fraternité.
Schmitt, Meloni e l’arte di inventare il nemico - Carlo Galli
Dietro il mito dell’identità nazionale, da destra viene lucidamente perseguita una politica verbalmente (e all’occorrenza anche fattualmente) aggressiva ed escludente: una politica allarmistica, anti-immigrazione, anti-woke, anti-dissenso, anti-uguaglianza; una politica che concepisce la società come segmentata in corporazioni, amiche o nemiche del potere, e diseguale non solo materialmente ma anche davanti alla legge.
La destra del XXI secolo: liberista e autoritaria - Nadia Urbinati
Per essere liberticida, la destra del XXI secolo non ha bisogno di ricorrere a metodi dittatoriali. Il fascismo di oggi è social-darwinismo che sfrutta le conquiste di qualche decennio di liberismo e di innovazione tecnologica per metterlo a frutto e governare una società dissociata, nella quale i lavoratori sono semplicemente agenti di fatica in vista di una lotta senza quartiere per la vita contro altri subalterni, lasciando agli oligarchi di abitare il cielo degli dei.
ICEBERG 3- attacco allo Stato di diritto
Uno Stato contro la Costituzione? - Alessandra Algostino
L’idea che emerge dalle riforme su cui sta lavorando il governo Meloni – dall’autonomia differenziata al premierato, passando per la giustizia e i provvedimenti in materia di sicurezza – è quella di uno Stato perfettamente integrato nel modello neoliberista, intriso di conservatorismo e di profonde venature razziste, in rapido scivolamento sul piano inclinato dell’autoritarismo. La mostruosa unione di potere politico ed economico, i cui confini si confondono, collide con l’essenza del costituzionalismo quale limitazione del potere, intaccando i paradigmi di una democrazia anche nella sua veste minima, liberale.
Da Berlusconi a Meloni: la resa dei conti con giudici e giornalisti - Gianni Barbacetto
Sul fronte della giustizia, con il governo Meloni rischiamo la realizzazione del programma che Silvio Berlusconi aveva tentato di concretizzare senza riuscirvi, e di vedere dunque minato alla base il controllo di legalità esercitato dal potere giudiziario e quello di trasparenza garantito dall’informazione. Al punto che possiamo dire che quella in corso non è una semplice “riforma” della giurisdizione: è un attacco alla nostra stessa democrazia.
Da Orbán a Meloni: la destra illiberale contro la magistratura - Mariarosaria Guglielmi
L’Europa è attraversata da un pericoloso processo di autocratizzazione, che mina lo Stato di diritto e la separazione dei poteri, a tutto vantaggio dell’esecutivo. Ungheria e Polonia sono stati i primi casi evidenti, ma oggi il fenomeno si sta estendendo ad altri paesi dell’Unione europea, e trova il suo fronte più avanzato nell’Italia di Meloni. Un processo nel quale il primo bersaglio è l’indipendenza della magistratura.
Ddl sicurezza: quando il dissenso diventa reato - Valeria Verdolini
Il provvedimento del governo in materia di “sicurezza” si concentra esclusivamente sulla repressione, accanendosi in particolare su chi sta ai margini della società. L’odio per i poveri e gli emarginati e la loro costante criminalizzazione trovano coronamento in un decreto che però colpisce tutti: non c’è spazio per la critica né per il dissenso, il reato diventa politico e la politica diventa reato.
Governare a colpi di querele. Dissenso e libertà di stampa in Italia - Sielke Beata Kelner
Tutti i report indipendenti del settore relativi agli ultimi anni convergono nell’analisi: la libertà di stampa in Italia è sempre più erosa. Fra querele temerarie, concentrazioni di proprietà, pressioni e censure, l’Italia si sta rapidamente avvicinando ai peggiori esempi già visti in Europa, a partire da Polonia e Ungheria. A rischio non è “solo” la libertà dei media, ma la qualità democratica del paese.
Fortezza Italia. La politica migratoria di Meloni tra fallimenti e propaganda - Christian Elia
L’immigrazione è un tema cruciale per Giorgia Meloni, non tanto perché intenda affrontarlo con soluzioni efficaci, ma perché centrale per costruire una narrazione politica funzionale a soddisfare la propria base elettorale. Dalla promessa di “dare la caccia agli scafisti in tutto il globo terracqueo” alla gestione fallimentare del caso al-Masri, dai decreti repressivi che hanno favorito i trafficanti alla rinuncia a una vera politica europea di redistribuzione dei richiedenti asilo, l’azione del governo in materia di immigrazione si è rivelata una combinazione di propaganda, esternalizzazione della responsabilità e violazione dei diritti umani.
LABIRINTO
Fenomenologia del politico-influencer - Daniele Fabbri ed Emanuela Marmo
Il politico-influencer, di cui Giorgia Meloni è fulgido esempio, ha imparato a predisporre una serie di atti di “democracywashing”, di fronte a cui i seguaci (detti “follower”) battono le mani sentendosi rassicurati. Intanto, inosservati o meno appariscenti, rappresentanti di partito continuano a difendere il marchio intentando cause per diffamazione, chiedendo risarcimenti in denaro – loro poverini – a privati cittadini, comici, giornalisti brutti e cattivi, rei di aver impugnato la temibile arma della critica e dell’ironia.
Dai social alla tv: la comunicazione senza intermediari di Giorgia Meloni - Sergio Brancato, Ilenia Colonna Stefano Cristante
Tra i leader politici italiani Giorgia Meloni registra il gradimento più alto: un risultato in gran parte dovuto al suo stile comunicativo, capace di cavalcare la dimensione social con estrema disinvoltura, senza rinunciare al mainstream televisivo, gestito prevalentemente in comfort zone con poco o nessun contraddittorio. Dagli schermi dei cellulari a quelli delle tv Meloni si presenta costantemente combattiva, appassionata, sicurissima di sé. Al punto da far passare in secondo piano i provvedimenti del governo e le loro conseguenze.
Se l’antiscienza va al governo - Silvano Fuso
In Italia, la scienza è spesso considerata dalla politica di ogni colore più come un fastidio che come una risorsa. Con questo governo, però, il fastidio verso la scienza fa un salto di qualità: dai tagli alla ricerca alla legge contro la carne coltivata, passando per il negazionismo climatico e la commissione d’inchiesta sulla gestione della pandemia, le scelte dell’attuale esecutivo ignorano le evidenze scientifiche a favore di decisioni ideologiche e propagandistiche. Il risultato è un paese che investe poco nell’innovazione e che ostacola il progresso con scelte retrograde e oscurantiste.
Tutela del patrimonio culturale: quando il nazionalismo non fa il bene comune - Mariasole Garacci
Il governo, per bocca soprattutto dei suoi ineffabili ministri della Cultura – Sangiuliano prima, Giuli poi – straparla di identità nazionale ed egemonia culturale all’interno del paese e all’estero. Ma in cosa si traduce questa stantia – e a tratti inquietante – retorica nazionalista quando si parla di tutela del patrimonio culturale e artistico? A guardare le concrete politiche del governo in materia in niente che comporti benefici sulla consapevolezza e la partecipazione civile, sul livello culturale individuale e collettivo e sul rafforzamento e la coesione del tessuto sociale.
La scuola tradita: come la destra riempie un vuoto - Filippomaria Pontani
L’istruzione pubblica italiana attraversa una crisi profonda, segnata da sottofinanziamento, precarizzazione e crescente repressione del dissenso. Il governo attuale ha accelerato tendenze già in atto, combinando tagli e retorica securitaria con interventi diretti contro scuole e docenti “scomodi”. Ma negli anni, anche governi progressisti hanno contribuito allo svuotamento della scuola e dell’università, sacrificando il senso della formazione sull’altare della tecnocrazia e della meritocrazia neoliberale. E mentre il dibattito pubblico si concentra su dettagli marginali, la scuola perde la sua missione di ascensore sociale e di luogo di formazione dei cittadini.
Senza infamia e senza lode: le politiche economiche del governo Meloni - Massimo Taddei
Il governo in carica non ha fatto grossi danni in materia economica. È vero, cresciamo poco, ma è anche il risultato di problemi strutturali che ci accompagnano da moltissimo tempo e che non sono certo nati con Meloni. Il problema più grande è che l’esecutivo non sta facendo granché per cambiare questa tendenza. Per un paese che sembra già ai livelli di un malato terminale, due anni e mezzo senza cure, cui seguiranno probabilmente altri due anni e mezzo molto simili, non rassicurano sul futuro.
Il governo Meloni e il cambiamento climatico: fra negazionismo e inattivismo - Stefano Caserini
È improbabile che Meloni possa entrare in conflitto aperto con la politica europea sul clima, utilizzando magari anche argomenti del negazionismo climatico. Molto più probabile che, al di là delle frasi di circostanza, si limiti per quanto possibile a ignorarla e indebolirla, spinta dalle pressioni degli interessi del sistema fossile nazionale e dal desiderio di trovarsi uno spazio politico di rivendicazione di un’ideologia nazionalista.
Una donna a capo del governo: una buona notizia per le donne? - Ingrid Colanicchia
La questione di una presunta “Meloni femminista” in questi due anni e mezzo di governo è ritornata più volte nel dibattito pubblico, ma più che arrovellarci attorno alla domanda se Meloni sia o meno femminista (la risposta è no), possiamo chiederci più proficuamente se l’elezione di Giorgia Meloni sia stata una cosa buona per le donne. Anche in questo caso la risposta è no.
A PIÙ VOCI - L’Italia di Meloni vista dall’estero
Il populismo pragmatico di Giorgia Meloni - Michael Braun
Meloni, la nuova icona della destra britannica? - David Broder
Le due facce del governo Meloni - Eric Jozsef
Da Garbatella a Bruxelles: l’ascesa internazionale di Giorgia Meloni - Birgit M. Kraatz
Giorgia Meloni vs. Marine Le Pen: un confronto - Olivier Roy
Meloni la mutaforma - Alexander Stille