IL SOVVERTIMENTO IDEOLOGICO DELLA BIOLOGIA di Jerry A. Coyne e Luana S. Maroja
Un estratto dal numero 6/2023 di MicroMega, “Universalismo vs identità: i nuovi conflitti a sinistra”.
Il campo scientifico della biologia si è scoperto non immune alle guerre culturali che già da tempo imperversano nei campus delle facoltà umanistiche e sociali. Oggi l’ideologia interviene pesantemente nella scelta di investire o meno su un progetto di ricerca, e interi filoni di indagine vengono abbandonati solo per paura delle controversie “politiche” che potrebbero generare. Jerry A. Coyne e Luana S. Maroja analizzano sei affermazioni ormai molto diffuse e mostrano come esse abbiano un effetto distorsivo nella ricerca nell’ambito della biologia evolutiva. Anticipiamo qui la prima.
1. «Il sesso negli esseri umani non è una distribuzione discreta e binaria di maschi e femmine, ma uno spettro». Questa affermazione, una delle più comuni distorsioni politiche della biologia, è sbagliata perché quasi tutti gli esseri umani sulla Terra rientrano in una delle due distinte categorie. Il nostro sesso biologico è determinato semplicemente dal fatto che il nostro corpo è progettato per produrre o gameti grandi e immobili (uova, che caratterizzano le femmine) o gameti molto piccoli e mobili (spermatozoi, che caratterizzano i maschi). Anche nelle piante si assiste alla stessa dicotomia, con il polline che produce i minuscoli spermatozoi e gli ovuli che portano le grandi uova. La differenza di dimensioni può essere enorme: un ovulo umano, per esempio, ha un volume dieci milioni di volte superiore a quello di un singolo spermatozoo. Ogni gamete è associato a un complesso apparato riproduttivo che lo produce. Gli insiemi di individui portatori di questi due sistemi riproduttivi sono definiti dai biologi «i sessi».
Poiché non esistono altri tipi di gameti negli animali o nelle piante vascolari, né gameti intermedi, non esiste un terzo sesso. Sebbene molte specie di animali e piante da fiore presentino ermafroditi, questi combinano semplicemente funzioni (e gameti) maschili e femminili all’interno di singoli individui e non costituiscono un “terzo sesso”. Talvolta alcuni problemi nello sviluppo possono produrre individui intersessuali, compresi gli ermafroditi. Le varianti di sviluppo sono molto rare, costituendo solo un caso su 5.600 (0,018%) 13, e non rappresentano “altri sessi”. (Conosciamo solo due casi di veri ermafroditi umani che erano fertili, ma un individuo era fertile solo come maschio 14 e l’altro solo come femmina 15).
Solo nei protisti, nei funghi e nelle alghe troviamo più di due classi distinte di individui che hanno gameti della stessa dimensione (isogami), con individui in grado di accoppiarsi con membri di qualsiasi classe tranne la propria. Se si adotta una definizione meno rigorosa dei sessi, questi potrebbero essere considerati come sessi multipli, ma per evitare confusioni i biologi li chiamano «tipi di accoppiamento».
A tutti gli effetti, quindi, il sesso è binario, non solo negli esseri umani, ma in tutti gli animali e le piante. Ed è binario perché la selezione naturale ha favorito l’evoluzione di un sesso binario. Nel 1958, il famoso evoluzionista Ronald Fisher pose questa domanda cruciale: «Nessun biologo pratico interessato alla riproduzione sessuale sarebbe portato a elaborare le conseguenze dettagliate sperimentate dagli organismi che hanno tre o più sessi; eppure cos’altro dovrebbe fare se vuole capire perché i sessi sono, di fatto, sempre due?».
Sebbene non sia necessario avere due tipi discreti di gameti per ottenere il vantaggio consolidato della riproduzione sessuale, l’evoluzione di un sesso binario è avvenuta più volte. Sia l’osservazione biologica sia i modelli matematici, di cui in questa sede possiamo ignorare i dettagli, mostrano perché il numero due è onnipresente. Partendo da una specie ancestrale con gameti di uguali dimensioni (isogamia), la selezione naturale promuove spesso la divisione della popolazione in due gruppi di individui con gameti molto diversi (anisogamia), piccoli e mobili o grandi e immobili. In questo modo si sono evoluti i due sessi e d’ora in poi la specie resisterà all’invasione di individui con altri tipi di gameti, ovvero di nuovi sessi.
Possiamo constatare la stabilità della condizione dei due sessi osservando la grande varietà di percorsi di sviluppo dei maschi e delle femmine nelle diverse specie. La distinzione fra i due sessi può essere infatti basata su cromosomi e geni diversi (ad esempio, XX contro XY negli esseri umani, ZW contro ZZ negli uccelli, individui con cromosomi simili che sono femmine nei mammiferi e maschi negli uccelli); temperature di allevamento diverse (coccodrilli e tartarughe); un set completo o parziale di cromosomi (api); se si incontra una femmina (vermi marini); e una serie di altri fattori sociali, genetici e ambientali. La selezione naturale ha prodotto in modo indipendente diversi percorsi per generare i sessi, ma alla fine le destinazioni sono solo due: maschi e femmine. Abbiamo quindi una dicotomia frutto di evoluzione e oggettivamente riconosciuta, non uno spettro arbitrario di sessi.
Tuttavia, nonostante i fatti, la dicotomia del sesso – soprattutto negli esseri umani – è stata recentemente oggetto di attacchi ideologici. Anche nelle discussioni apparentemente oggettive sul sesso e sul genere, spesso si dice che il sesso viene assegnato alla nascita, come se si trattasse di una decisione arbitraria dei medici – un «costrutto sociale» – piuttosto che di un’osservazione della realtà biologica. Persino la Società per lo Studio dell’Evoluzione, che dovrebbe saperlo bene, si è lasciata influenzare dall’ideologia e ha pubblicamente dichiarato che il sesso biologico deve essere considerato un continuum. Insegnanti sono stati cacciati dal loro posto di lavoro o sospesi dall’insegnamento solo per aver dichiarato che il sesso umano è binario 25. Come vedremo, questa controversia nasce da una deliberata confusione tra una realtà biologica, i sessi, e un costrutto sociale, i generi.
Negare la dicotomia del sesso ci impedisce di comprendere una delle generalizzazioni più affascinanti della biologia: la differenza tra maschi e femmine nel comportamento e nell’aspetto. Il colore, gli ornamenti, le grandi dimensioni e le armi dei maschi rispetto alla loro assenza nelle femmine – differenze riscontrabili in specie come cervi, uccelli, pesci e foche – sono il risultato della selezione sessuale: il processo, suggerito per la prima volta da Darwin, in cui i maschi competono tra loro per avere accesso alle femmine. Ciò comporta o un antagonismo diretto tra i maschi, come nel caso della lotta dei cervi, o un processo per cui i maschi cercano di soddisfare le preferenze delle femmine attraverso i loro colori, ornamenti e comportamenti. Questa osservazione quasi universale in natura deriva in ultima analisi dal fatto che le femmine investono più dei maschi nella riproduzione, a partire da uova grandi e metabolicamente costose.
Tutto ciò, in definitiva, attribuisce alle femmine l’onere maggiore della cura parentale. Impegnate nella produzione e nell’allevamento della prole, le femmine diventano così il sesso meno disponibile per l’accoppiamento, anche quando il rapporto tra maschi e femmine è di 1:1. La selezione sessuale spiega anche il comportamento: perché nella maggior parte delle specie, compresa la nostra, i maschi sono più promiscui delle femmine, che sono più esigenti in fatto di compagni. Per un maschio, la fecondazione comporta solo l’impiego di una piccola quantità di sperma, mentre per le femmine le uova sono poche e costose, la gravidanza è lunga e poi c’è quella fastidiosa prole da curare e nutrire, negli esseri umani per anni. Corna, pennacchi, code di pavone, elaborate danze di accoppiamento maschili, canti degli uccelli: questi e molti altri tratti hanno senso solo come risultato evolutivo della presenza di gameti di dimensioni diverse.
Perché così tante persone si oppongono al binarismo del sesso? Perché è nel loro interesse ideologico confondere il sesso biologico con il genere, ossia con l’identità sociale o il ruolo sessuale. A differenza del sesso biologico, il genere forma un continuum (gli elenchi online riportano decine di identità di genere). Tuttavia, la distribuzione dei generi è bimodale a gobba di cammello: la maggior parte delle persone si conforma ai ruoli di genere maschile e femminile, ma ci sono molti più intermedi rispetto al sesso biologico.
E perché le persone distorcono la verità? Sospettiamo che alcuni di coloro il cui genere non corrisponde a uno dei due sessi biologici, e i loro alleati, vogliano ridefinire il sesso in modo che, come il genere, sia più un continuum. Sebbene l’abbandono del binarismo sessuale avvenga con buone intenzioni, esso distorce gravemente il dato scientifico e tutte le conseguenze evolutive che ne derivano.
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