Il Gattopardo da Tomasi di Lampedusa a Visconti
Acquista MicroMega 4/2023, “Cinema è letteratura”
Il romanzo di Tomasi di Lampedusa, inizialmente rifiutato dall’intelligencija comunista, attirò l’interesse del Partito solo dopo che dalla Francia giunsero accorati inviti in tal senso. Fu così che la trasposizione cinematografica finì nelle mani del “regista rosso” Luchino Visconti, il quale l’avrebbe consacrata – così fece credere a tutti – come un’opera di sinistra. E invece, ebbero il sopravvento intime nostalgie nobiliari.
Condividiamo con i nostri lettori un estratto dell’articolo, tratto dal numero 4/2023 di MicroMega, Cinema è letteratura e firmato da Alberto Anile e Maria Gabriella Giannice.
[…] Tutto ha inizio nell’aprile del 1959. In quei giorni Giangiacomo Feltrinelli comincia a rendersi conto che, grazie a Bassani, ha per le mani un altro successo paragonabile al Dottor Zivago. È Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Uscito cinque mesi prima in appena duemila esemplari, a suon di ristampe ha oltrepassato a sorpresa le sessantamila copie e naviga verso le centomila: cifra stratosferica in un Paese dove un libro di successo difficilmente supera le tremila. Nel quartiere Parioli gli alberi rifioriscono dispensando nei viali tutte le cromie del rosa e del blu, e in casa di Maria Bellonci “Gli amici della Domenica” iniziano le manovre per il premio Strega.
È proprio in quei giorni che sulle colonne del Contemporaneo appare il “niet” ufficiale del Pci al Gattopardo con la magistrale stroncatura del direttore della commissione culturale del partito, Mario Alicata. Il testo disseziona il romanzo e ne denuncia l’evidente «ideologia reazionaria» perché soprattutto vede del processo unitario solo i limiti, negando alla Storia la possibilità del progresso. Elogia il primo capitolo, paragonandolo all’inizio di Guerra e pace, e la «raffinatissima cesellatura letteraria» ma non ha alcuna stima del resto, dove la lotta risorgimentale scivola sullo sfondo: l’autore ignora «il travaglio dei patrioti siciliani» condannando la Sicilia, e quindi l’Italia, a essere «irredimibile». Colpe inaccettabili per un uomo come Alicata che ha diviso la sua vita fra la critica letteraria e l’impegno politico per la rinascita del Meridione. […]
Passata nella quiete l’estate del ’59, in autunno la disputa sul Gattopardo riparte ad altissimo livello. Il libro viene pubblicato in Francia. Louis Aragon, comunista della primissima ora, lo legge e se ne innamora. Dalle colonne della sua rivista Les Lettres françaises, diffonde due interventi a pochi mesi l’uno dall’altro. Il tono è appassionato al punto che pare una risposta ad Alicata. Sbagliano sommamente quelli che confondono don Fabrizio con Tomasi di Lampedusa, argomenta. E come non accorgersi che, per quanto il principe di Salina cerchi di convincersi che «Garibaldi è solo un cornuto» tutto il romanzo di Tomasi di Lampedusa «ci dimostra esattamente il contrario»? Infine, se Il Gattopardo passa in Italia per essere un libro di “destra” è solo perché gli intellettuali di sinistra non riescono a vederne i profondi solchi progressisti, non riconoscendone l’anima di “sinistra”.
La voce di Aragon non può essere ignorata in Italia. In brevissimo tempo Togliatti fa pubblicare su Rinascita la traduzione del secondo saggio, e a sinistra riprendono forza i pro Tomasi di Lampedusa. Ma, soprattutto, da Mosca arriva un contrordine inequivocabile: Il Gattopardo viene tradotto in russo per essere pubblicato in Unione Sovietica. Siamo nel 1961. Il principe Tomasi di Lampedusa non subirà l’ostracismo subìto da Pasternak. […]
Il contrordine di Aragon, l’apertura di Mosca e la “correzione” di Alicata rimettono tutto in discussione e ora da Botteghe Oscure si torna a guardare al Gattopardo. Il rimprovero di Aragon a Moravia, e alla sinistra italiana, «di aver mancato di fare [del Gattopardo] un successo di sinistra» non è caduto invano. […]