“I conservatori americani contro la scienza” di Naomi Oreskes e Erik M. Conway
Un estratto dal numero 5/2023 di MicroMega, “La scienza è una questione di metodo”.
Foto 1: Youtube | Earth101; Foto 2: Wikipedia | Adrian Grycuk
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I conservatori americani contro la scienza
di NAOMI ORESKES e ERIK M. CONWAY
In base ai dati empirici raccolti di recente, negli Usa la crisi di fiducia nella scienza non è generalizzata ma si registra soprattutto nei settori politicamente più conservatori. Questa sfiducia è stata alimentata dagli industriali di area conservatrice per quasi un secolo, ma si è consolidata in particolare durante l’amministrazione Reagan, principalmente in risposta alle evidenze scientifiche sulle crisi ambientali, che spingevano per incisivi interventi governativi.
Nel 2020, gli scienziati hanno compiuto un’impresa straordinaria. In meno di un anno, sono riusciti a mettere a punto non uno ma più vaccini, sicuri ed efficaci, contro il nuovo coronavirus Sars-Cov-2. Ciononostante, a fine estate 2022, a malapena la metà di tutti gli americani si era completamente vaccinata, pur essendo i vaccini ampiamente disponibili in forma gratuita. Nell’autunno 2021 sono state riportate diecimila morti successive alla vaccinazione, di cui soltanto sei ragionevolmente attribuibili al vaccino su più di quattrocentocinquanta milioni di dosi di vaccini somministrate. Questi dati corrispondono a un tasso di mortalità dello 0,00000001% . Eppure, le autorità sanitarie ancora faticavano a convincere gli americani rimanenti a vaccinarsi.
I commentatori hanno letto questa opposizione come prova di una crisi di fiducia pubblica nella scienza. I racconti che andavano in questo senso hanno avuto ampia risonanza sia in letteratura scientifica sia nei resoconti dei mass media, ma non trovano riscontro sulla base delle evidenze disponibili. Il General Social Survey da tempo include domande sulla fiducia nelle personalità delle istituzioni di maggior rilievo e le sue rilevazioni indicano che la maggioranza degli americani dimostra sostegno per le istituzioni scientifiche. Nel 2021, la maggior parte degli intervistati ha risposto di avere «molta fiducia», piuttosto che «solo un po’» o «quasi», nelle istituzioni scientifiche. Di fatto, negli indici di fiducia pubblica, le personalità scientifiche o mediche erano seconde soltanto a quelle militari. Addirittura, contrariamente all’impressione popolare, la fiducia complessiva verso le personalità scientifiche non è cambiata dagli anni Settanta. Un sondaggio del 2018 di Research!America ha rilevato che oltre il 70% degli americani ritiene che gli investimenti governativi in scienza e tecnologia si ripaghino nel lungo periodo. Un recente report dell’American Academy of Arts and Sciences che ha analizzato i risultati di tale sondaggio, in combinazione con altri dati, mostra che la maggior parte degli americani vede la ricerca scientifica come benefica; sono convinti che la scienza e gli scienziati debbano avere un ruolo attivo nella vita pubblica, hanno fiducia nel fatto che gli scienziati dicano la verità e riportino le scoperte con accuratezza, e credono che gli scienziati debbano mantenere un ruolo privilegiato nell’indirizzare le politiche pubbliche su salute e ambiente.
Da questi dati non si può concludere che ci sia una crisi di fiducia nella scienza generalizzata, ma che ci sia una crisi di fiducia nella scienza da parte dei conservatori. Le reazioni alle scoperte scientifiche sono altamente polarizzate, con i votanti repubblicani e coloro che si definiscono conservatori molto più inclini a rifiutare il consenso alle scoperte scientifiche rispetto a democratici e coloro che si definiscono liberal, in particolare a proposito delle contromisure per cambiamento climatico e Covid-19. Nel 2020, l’88% dei democratici, in accordo con i riscontri scientifici, riteneva il cambiamento climatico una seria minaccia al benessere negli Stati Uniti, mentre solo il 31% dei repubblicani era su questa linea. Analogamente, il 94% dei democratici credeva che il documentato aumento delle temperature globali fosse causato dalle attività umane (di nuovo, in accordo con la comunità scientifica), contro solo il 69% dei repubblicani. Giungendo alla questione se il riscaldamento globale esista davvero, la percentuale dei repubblicani che accetta questa conclusione è in calo dal 2000, da un circa 75% a solo il 55%, nonostante gli scienziati abbiano dichiarato il fenomeno un fatto “inconfutabile”. Questi andamenti non sono correlati in modo univoco con chi occupa la presidenza. L’accettazione democratica della scienza del clima e delle preoccupazioni per il cambiamento climatico è aumentata durante entrambe le amministrazioni Obama e Trump, mentre le percezioni repubblicane sono rimaste in gran parte immutate fino al 2019, quando eventi meteorologici estremi – incluso il più grande incendio della storia della California – potrebbero aver spostato l’orientamento di alcuni.
Esiste un andamento simile nelle reazioni alla Covid-19. La maggior parte dei democratici è a favore dell’uso delle mascherine; la maggior parte dei repubblicani no. Quasi tutti i democratici sono vaccinati o hanno intenzione di vaccinarsi; molti repubblicani non sono vaccinati e non hanno intenzione di vaccinarsi. Nelle province in cui Joe Biden ha vinto le elezioni del 2020, a settembre 2021 il 52,8% della popolazione era completamente vaccinato; nelle province andate a Donald Trump il dato era al 39,9%. In quel momento, pressoché metà di tutti i non vaccinati si dichiarava repubblicana o di orientamento repubblicano. La fiducia repubblicana nella scienza è crollata durante l’amministrazione Trump: un sondaggio Pew del 2021 ha rilevato un impressionante calo della fiducia repubblicana sul fatto che «la scienza abbia largamente avuto un impatto positivo sulla società», fiducia scesa dal 70% di gennaio 2019 al 54% di marzo 2021, senza alcuna diminuzione analoga tra i democratici. […]
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