Giuliana Sgrena: Dio contro le donne
Un estratto dal volume 2/2024 di MicroMega in tutte le librerie.
Sebbene il patriarcato non sia nato con le religioni monoteiste, queste ultime sono sempre state sue fedeli alleate. Cristianesimo, ebraismo e islam, attingendo a testi sacri infarciti di misoginia, hanno infatti tenacemente contribuito al mantenimento delle strutture patriarcali nel corso dei secoli. E anche se oggi si intravedono timidi progressi imposti dai cambiamenti della società, i maschi dentro le istituzioni religiose non sembrano voler cedere il loro potere, come spiega Giuliana Sgrena in un saggio pubblicato su MicroMega 2/2024, di cui qui condividiamo un breve estratto. L’autrice sarà presente alla presentazione del volume a Firenze, il 17 aprile alle ore 17.00, presso la Casa delle Donne, in via delle Vecchie Carceri 8.
Dio contro le donne
di Giuliana Sgrena
Non si può certo dire che il patriarcato nasca con le religioni monoteiste. Diversi studi infatti suggeriscono che strutture sociali patriarcali si possono rintracciare in Europa già fra il 7000 e il 3500 a.C. Se il potere patriarcale precede dunque la nascita delle religioni monoteiste, non vi è dubbio che queste lo hanno nel corso del tempo rafforzato, legittimando il controllo del maschio sulla femmina. Nemmeno la discendenza matrilineare – che trasmette l’appartenenza all’ebraismo – scalfisce il potere maschile. Alla base di queste imposizioni delle religioni monoteiste vi sono testi sacri che ne hanno segnato le origini. Le evoluzioni attraverso i secoli non hanno mai rappresentato una risposta alle necessità di progresso emerse nelle società e nemmeno un adeguamento ai cambiamenti culturali e sociali. Anzi, negli ultimi decenni si assiste a una radicalizzazione delle religioni, che alimentano fanatismi i cui principali bersagli sono le donne e i loro diritti. Senza grandi differenze tra nord e sud, tra est e ovest: una globalizzazione delle fedi in difesa del potere patriarcale, al di là delle diverse correnti che attraversano tutte le religioni e ne accentuano o meno l’interpretazione fondamentalista.
Di peccati, sangue e silenzi
Le religioni monoteiste hanno diversi punti di contatto in materia di esercizio della supremazia maschile, a partire dalla creazione. Non solo Dio è maschio, ma ha creato Adamo a sua immagine e somiglianza, mentre la donna, Eva, è stata creata per Adamo, da una sua costola, per l’uomo, quindi già in partenza inferiore. Affermazione da cui l’apostolo Paolo fa discendere (nella Prima lettera ai Corinzi) l’obbligo del velo per le donne, che per la loro inferiorità non si possono rivolgere direttamente a Dio. «Benedetto sei tu [...] che non mi hai fatto donna», è l’inizio della preghiera del mattino di un ebreo. Mentre la donna recita: «Benedetto sei tu [...] che mi hai fatto secondo la tua volontà».
Al di là dei testi sacri che hanno anche dato origine a diverse interpretazioni sulla creazione, le religioni monoteiste alla fine hanno avallato la medesima versione biblica di Eva creata da una costola di Adamo. «Concepita da una costola ricurva, che non bisogna forzare perché rischierebbe di rompersi», recita un hadith riportato da Abū Hurayra. Se Dio è maschio, la morte invece è femmina. «Da una donna ha avuto origine il peccato e per causa sua tutti moriamo» (Siracide). Nella tradizione ebraica e cristiana è stata Eva (si dice perché più debole) a subire le tentazioni del serpente, che la indusse a mangiare il frutto proibito, così che Adamo ed Eva persero la loro immortalità. Punita in particolare la donna che, dopo il peccato di Eva, è condannata a partorire nel sangue e nel dolore. A causa del peccato originale le figlie di Eva rimarranno eternamente prigioniere della condizione di peccatrici e della necessità di espiare. Anche se si dice che Gesù è morto in croce per liberarci dal peccato originale, quella macchia non è stata cancellata, così come l’inclinazione al male.
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Per la prima presentazione del vol. 2/2024 “Liberiamoci del patriarcato”, che si terrà il 17 aprile presso la Cada delle Donne, in via delle Vecchie Carceri 8.
IL SOMMARIO DEL NUMERO
ICEBERG 1 - patriarcato/patriarcati
Eva Cantarella - La misoginia nell’Antica Grecia
L’ammirazione e la gratitudine per quello che i Greci ci hanno tramandato in termini di produzione filosofica, letteraria, artistica non può esimerci dal constatare che ci hanno lasciato anche una pesantissima eredità: quella della discriminazione del genere femminile. È infatti proprio nella Grecia classica che per la prima volta le donne sono sistematicamente escluse dallo spazio pubblico.
Francesco Remotti, Paola Sacchi e Pier Paolo Viazzo - Vecchi e nuovi patriarcati in una prospettiva antropologica
Dopo averlo per lungo tempo abbandonato, l’antropologia sta tornando allo studio del patriarcato ponendo una serie di domande nuove e incalzanti. Se il termine patriarcato indica senza dubbio un potere, di che tipo di potere si tratta? Chi sono coloro che in concreto lo esercitano? E chi sono, a loro volta, coloro che lo subiscono?
Giuliana Sgrena - Dio contro le donne
Sebbene il patriarcato non sia nato con le religioni monoteiste, queste ultime sono sempre state sue fedeli alleate. Cristianesimo, ebraismo e islam, attingendo a testi sacri infarciti di misoginia, hanno infatti tenacemente contribuito al mantenimento delle strutture patriarcali nel corso dei secoli. E anche se oggi si intravedono timidi progressi imposti dai cambiamenti della società, i maschi dentro le istituzioni religiose non sembrano voler cedere il loro potere.
Ingrid Colanicchia - Italia, c’era una volta (e c’è ancora) un Paese patriarcale
In Italia, nel dopoguerra, è iniziato un sistematico – seppur lento e tardivo – smantellamento di leggi e norme che costituivano l’ossatura giuridica e istituzionale di un Paese profondamente patriarcale. Le tante lotte delle donne – da quella per il diritto di voto a quella per l’abolizione del delitto d’onore, passando per divorzio e aborto – sono riuscite ad abbatterle una per una. Una rassegna delle norme contro le donne che ci siamo lasciati alle spalle. Speriamo per sempre.
Federica D’Alessio - Oltre il patriarcato, ancora non sappiamo
L’ordine patriarcale inteso come potere del pater familias è stato smantellato o è in via di smantellamento o consunzione in molti luoghi del mondo, non soltanto in Occidente. Ma non è sorto alcun ordine sociale sostitutivo o alternativo, anche per via di un’importante mancanza di visione e progettazione in seno al femminismo e a tutti i movimenti per la liberazione. E in questa assenza di un ordine orientativo, si stanno facendo avanti forme insidiose di revanchismo.
ICEBERG 2 - le parole e la realtà
Cristiana De Santis - Perché una tavola rotonda “non” è rotonda
È difficile negare che ogni lingua abbia una struttura grammaticale consolidata che prescinde dalla molteplicità degli usi individuali, parlati e scritti: l’esistenza di una simile struttura è condizione per ogni sviluppo possibile del sistema stesso. Certo, le regole di una lingua non sono scritte sulla pietra, sono sedimentate nel tempo e soggette a evoluzioni dovute a molti fattori, fra i quali anche l’uso personale che i diversi soggetti ne fanno. L’importante è che l’esperienza non si diffranga al punto da rendere impossibile la comunicazione e la reciproca comprensione.
Giuliana Giusti - Tra maschile “non marcato” e schwa. Riflessioni sul riferimento inclusivo in italiano
La lingua e il genere sociale hanno un forte valore identitario, come dimostrano gli accesi dibattiti su qualunque questione linguistica e qualunque ridefinizione dei ruoli sociali. È legittimo sollevare la questione della rappresentazione delle persone con genere non binario. In questa impresa, tuttavia, è necessario un lavoro approfondito e dettagliato che tenga conto delle strutture morfologiche e fonologiche della lingua. E soprattutto che non si traduca in una cannibalizzazione del genere femminile con la creazione di un terzo genere formato, di fatto e di nuovo, sul maschile.
Federico Zappino - Linguaggio, realtà, materialità
Che i corpi materiali esistano a prescindere da se e come noi li nominiamo è pacifico. Ma la “realtà” non si riduce alla materialità; la “realtà” è piuttosto l’ordine impartito alla materialità. Un ordine, questo sì, profondamente influenzato dalla cultura, dalla storia, dai rapporti di potere, infine anche dal linguaggio.
Iole Natoli - La lunga lotta per il cognome materno
Se è vero che dare nomi è un atto linguistico, l’attribuzione del cognome è l’atto linguistico per eccellenza, con cui si circoscrive, si fonda e si narra un’appartenenza delle persone all’ordine famigliare. Un ordine che è stato per secoli rigorosamente patriarcale e patrilineare, finché qualcuna non ha cominciato a mettere in discussione lo status quo, esigendo il riconoscimento della madre come origine non solo della nascita, ma di un nuovo sistema sociale.
Paola Di Nicola Travaglini - Quando la violenza sulle donne si legge nelle sentenze
Un’analisi delle sentenze in tema di violenza contro le donne – dagli stupri ai femminicidi, passando per le molestie – fa emergere un linguaggio che sistematicamente attinge agli stereotipi e ai pregiudizi anziché ai fatti. Un linguaggio che esprime una precisa rappresentazione culturale e sociale dei ruoli di genere e della violenza contro le donne e che, quando diventa la parola pubblica dello Stato, alimenta la tolleranza sociale e l’impunità rispetto alla violenza stessa.
A PIÙ VOCI - il femminismo ieri, oggi, domani
In questa sezione abbiamo raccolto le voci di intellettuali, scrittrici, attiviste alle quali abbiamo chiesto di ragionare attorno al femminismo e alle lotte delle donne oggi. L’obiettivo era ottenere un affresco vivido di quel che si muove nel variegato mondo del movimento delle donne nel mondo. Vi hanno contribuito: Simona Ammerata, Lucia Raffa, Annarosa Buttarelli, Alessandra Chiricosta, Laura Cima, Anna Maria Crispino, Maria Rosa Cutrufelli , Dahlia de la Cerda, Donatella Di Pietrantonio, Monica Lanfranco, Dacia Maraini, Valeria Parrella, Maria Serena Sapegno, Chiara Saraceno, Alice Schwarzer, Nadia Terranova e Samia Walid.
INEDITO
Fanny de Beauharnais - Scritti sulla condizione femminile (presentazione di Marco Menin)
Se è difficile immaginare la nascita del femminismo senza l’Illuminismo, rimane innegabile che quella settecentesca è ancora una società profondamente misogina, nella quale l’esclusione delle donne dalla Repubblica delle lettere è pressoché sistematica e le intellettuali devono far fronte a innumerevoli ostacoli per affermarsi. Lo mostra anche la storia di Fanny de Beauharnais, autrice di racconti, poesie e pamphlet, il cui salotto letterario ospita alcune delle personalità di maggior spicco dei Lumi, della quale presentiamo per la prima volta al pubblico italiano un’ampia selezione di scritti.