Federica D'Alessio: "Violenza in famiglia il racconto che infrange il tabù"
Un estratto dal volume 4/2024 di MicroMega.
“Le cose che non si dicono, che non si raccontano, non succedono”. Proprio per questo bisogna raccontarle. Nella produzione letteraria, cinematografica e televisiva sono sempre di più le opere che, sfidando la legge non scritta dell’omertà familiare, raccontano la violenza sistematica che si produce all’interno dei nuclei domestici, una violenza di segno patriarcale, inflitta ai bambini e alle bambine, oltre che alle donne, quasi sempre dai padri, dai patrigni, dai fratelli, spesso nel silenzio delle donne adulte, in trappola in un ruolo che le vuole vittime e complici al tempo stesso.
Condividiamo un breve estratto del saggio di Federica D’Alessio, pubblicato nel vol. 4/2024 di MicroMega “Contro la famiglia. Critica di un’istituzione (anti)sociale”. Il volume lo trovate in tutte le librerie, fisiche e online. A partire da questo numero gli abbonati ai piani AMICO e SOSTENITORE potranno leggere i singoli articoli del cartaceo anche comodamente online.
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Violenza in famiglia il racconto che infrange il tabù
di Federica D’Alessio
Negli ultimi anni sono state numerose le opere, sia letterarie, sia audiovisive, che hanno cercato il linguaggio adatto per parlare di violenza subita e perpetrata in famiglia, per accendere i riflettori sul luogo tabù per eccellenza, la casa, e mostrare che ciò che avviene al suo interno riguarda anche lo spazio pubblico, perché ogni abitante di una casa è anche cittadino, è anche persona. Titolare di diritti, di facoltà, di volontà propria e habeas corpus, dunque soggetto inviolabile non soltanto da parte dello Stato, ma anche da parte di altri cittadini. Se ci sembra scontato, siamo noi quelli in errore. Non è scontato affatto, se pensiamo che non sono trascorsi neanche trent’anni da quando in Italia la legge ha stabilito che lo stupro è un delitto contro la persona. In precedenza, lo stupro era considerato criminoso in quanto violava il buon costume, ovvero l’ordine sessuale garantito dalla famiglia. Nella misura in cui una violenza poteva essere ricondotta in quello stesso ordine, per esempio attraverso il cosiddetto matrimonio riparatore, quella violenza poteva essere condonata. Non era una donna a essere devastata, quando avveniva uno stupro; era l’ordine sociale che veniva sfidato; una sfida da uomo a uomo, da un (aspirante) potestà a un altro, per una contesa di proprietà. Similmente, una violenza dentro le mura domestiche non rappresentava un problema per la società, nella misura in cui essa ribadiva quello stesso ordine.
È a malapena negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso che la percezione sociale attorno alla violenza familiare comincia, lentamente, a cambiare. L’immaginario artistico riflette questo cambiamento, ma riflette anche la resistenza radicale che l’ordine sociale opponeva alla perdita di autorità patriarcale, continuando a perpetrarne l’immaginario; quello nominato da Ian McEwan nel suo romanzo breve e potente, Cortesie per gli ospiti, in cui a margine di una storia di sordida violenza coniugale, leggiamo una definizione fulminante del patriarcato: «Un potentissimo e unico principio organizzativo, che distorce tutti i rapporti, tutte le verità» 1, manipolando fantasie e desideri, arrivando persino a far credere che a una moglie, o a un figlio, piaccia subire la violenza di un marito o padre, che la considerino una espressione d’amore.
Tabù
Nel 1998, il film Festen – Festa in famiglia del danese Thomas Vinterberg inaugura il manifesto Dogma 95, stilato dallo stesso Vinterberg insieme a Lars Von Trier, per un cinema non cosmetizzato, libero dall’illusione. Gli autori citano esplicitamente, nel loro manifesto, «un’illusione di pathos e un’illusione d’amore» come elementi del cinema che contribuiscono a svuotarlo di senso. E, sebbene la loro attenzione sia rivolta più alla tecnica che alle trame, è difficile non vedere nella storia raccontata in Festen un tentativo di struccare la realtà, sollevando la patina di ipocrisia che si nasconde dietro le “migliori famiglie”, e svelando la quotidianità della violenza patriarcale.
Durante il sessantesimo compleanno del patriarca, il figlio maggiore, Christian, salutando i commensali con un discorso preceduto da un tintinnio di posate sui bicchieri di cristallo, ricorda come, da uomo «molto pulito», ogni volta, prima di fare il bagno, suo padre Hergen avesse violentato, per anni, lui e la sua sorella gemella, Linda, suicidatasi qualche mese prima. Quando il discorso si conclude, nello sgomento generale, nessuno reagisce alla rivelazione. Ciò che maggiormente sconvolge il gruppo familiare-clan non è la notizia dell’incesto, che ha portato al suicidio di una figlia, ma che qualcuno abbia osato parlarne. Che qualcuno abbia rotto il tabù e mostrato la colla violenta che lega la famiglia. Qualcuno che, come Christian, più volte nel corso del film si prende la briga di sfidare, infine, il potestà; non però, da uomo a uomo sul suo stesso terreno, bensì da figlio a padre, denunciando le regole stesse dell’ordine sociale, dell’autoritarismo e della finzione e ipocrisia su cui si costruisce il patto. Una finzione alla quale partecipano anche le donne, come la madre di Christian, che sa e non dice, che difende il marito; custodi di un ordine che subiscono e scelgono di non rovesciare. Consapevoli, spesso, che l’intento di ribellione può provocare una volontà di punizione tale da amplificare ancora di più la violenza. Per quanto perverso sia il meccanismo che mettono in atto, pensano che il loro silenzio le proteggerà di più, e proteggerà di più i loro figli. È anche per questo che la stragrande maggioranza delle violenze subite in famiglia non viene denunciata. Ma non è solo per questo. Nell’ordine familiare, le madri sanno di dovere fedeltà al marito, non ai figli. E da questa fedeltà, che rinforza il potere autoritario maschile, traggono un pallido onore sociale di riflesso.
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IL SOMMARIO DEL NUMERO
ICEBERG - tra natura e cultura
Telmo Pievani - Famiglie naturali?
Se esistesse uno schema immutabile di “famiglia naturale” dovremmo trovarlo universalmente presente sia in tutte le culture umane sia nel corso dell’intera storia della nostra specie, e invece sappiamo che non è così: fin dagli albori della vita sulla Terra sono stati sperimentati modelli assai eterogenei e contrastanti di famiglia e di non-famiglia, alcuni dei quali non molto edificanti se guardati attraverso la lente della sensibilità contemporanea, come per esempio sistemi morali che ritenevano legittimi l’infanticidio e la soppressione degli anziani. La natura è davvero una pessima guida in fatto di giudizi morali. Non detta norme né devianze. Ci confonde soltanto. Non sarebbe meglio smetterla di brandirla contro chi è diverso da noi?
Francesco Remotti - Le tante possibili risposte al bisogno di convivenza domestica
Le società umane non possono fare a meno di ritagliare al loro interno aree o luoghi di convivenza, di costruire – in modi vari, persino alternativi e opposti – aggregati domestici a cui conferire il termine generico di “famiglie”: qualunque sia la forma che esse assumono, le famiglie sono dunque risposte particolari alla domanda generale di convivenza.
Stefano Petrucciani - Non solo patriarcato. La famiglia dei filosofi tra eguaglianza e gerarchia
Dalla “Politica” di Aristotele all’“Origine della famiglia” di Engels (che segna una sorta di spartiacque, non muovendosi più su un terreno solo filosofico, ma avvalendosi anche delle prime ricerche antropologiche), passando per Hobbes, Locke, Rousseau, Hegel e Kant: viaggio nel concetto di famiglia nella famiglia dei filosofi.
IL SASSO NELLO STAGNO
Chiara Saraceno - Contro la famiglia? Dipende
La famiglia è stata spesso vista, soprattutto in Occidente, come fonte di ogni problema. Vari progetti politici (sia emancipatori sia totalitari) hanno cercato di superare, quando non di distruggere, questo istituto. Dopo tanta letteratura critica sul tema, forse l’unica cosa che della famiglia possiamo predicare con ragionevole certezza è la sua radicale ambiguità.
ICEBERG 2 - tra Stato e mercato
Emma Catherine Gainsforth - Le contraddizioni della cura e i rischi di un approccio neo-familista
Per contrastare i fenomeni di ri-privatizzazione della cura non basta rivendicare lo statuto etico di relazioni che dovrebbero essere sottratte al mercato. Mentre le relazioni di prossimità sono caratterizzate, o si auspica che lo siano, da amorevolezza, gratitudine, generosità, quelle pubbliche devono essere improntate a rispetto, solidarietà, giustizia. Perché la cura è una questione politica.
Salvatore Morelli - Un’eredità universale per contrastare la lotteria della nascita
Nel nostro Paese è aumentata considerevolmente l’importanza dei patrimoni ereditati e la loro concentrazione. È anche diminuita l’efficacia delle imposte su successioni e donazioni, già molto basse rispetto al contesto internazionale. Con il risultato che la probabilità che i figli abbiano una posizione socio-economica simile a quella dei propri genitori è molto alta. Ma se nessuna misura può annullare completamente il vantaggio di partenza, si può però ridurre questa disparità per rendere la ricchezza familiare meno determinante e diminuire le disuguaglianze di opportunità.
Pierfranco Pellizzetti - Familismo aziendale
Il tessuto industriale italiano è fatto di piccole e piccolissime imprese: un apparato produttivo circoscritto nei vincoli dimensionali e abbarbicato a nicchie di sopravvivenza, che rinuncia necessariamente a crescere e si cronicizza nel nanismo. Una dimensione in cui gioca un ruolo non secondario quell’atteggiamento familistico che tende a vincolare le strategie d’impresa alla preminenza attribuita al rapporto parentale.
Fabio Armao - In cerca dell’homo civicus. La società civile come nicchia di resistenza tra Stato e mercato
Date le comuni origini familistiche dello Stato moderno e del capitalismo, non c’è da sorprendersi del fatto che si sia rivelato quanto mai difficile, storicamente, costruire un senso condiviso di identità sociale. Con la conseguenza che si è in qualche modo ritornati alle origini con la ricerca di conforto in comunità quali la famiglia, l’etnia o persino nel settarismo religioso. La situazione si è però ulteriormente evoluta: quella che si sta diffondendo oggi a tutte le latitudini è una nuova versione, alquanto sofisticata, di “solidarietà clanica”. Pochi i nuclei di resistenza all’opera, pallidi simulacri di movimenti sociali, ma unico possibile antidoto alle affiliazioni claniche.
SAGGIO 1
Alessandra Dino - Famiglie di mafia
Fondamentale per la sopravvivenza del sodalizio criminale è il rapporto che esiste in Cosa nostra tra famiglia parentalee famiglia mafiosa. E cruciale, nel quotidiano mafioso, è il ruolo di mogli e figli, che occupano spesso una posizione “in bilico” tra appartenenza ed estraneità. Con i figli in particolare che possono diventare oggetto di ricatto per far ritrattare i padri divenuti collaboratori, ma possono anche rappresentare la molla del cambiamento.
ICEBERG 3 - genitori e figli: quali confini?
Ingrid Colanicchia - I vostri figli non vi appartengono
Nonostante sia ormai riconosciuto che il minore è un soggetto attivo di diritti, resta di là da venire un reale e completo esercizio di tali diritti, da un lato per ragioni legate all’effettivo grado di maturità del bambino, dall’altro perché spesso e volentieri i genitori non riconoscono i figli come altro da sé, prendendo decisioni sui loro corpi e sulle loro vite che si configurano come palesi violazioni dei loro diritti, da quello all’integrità fisica e mentale a quello alla privacy, passando per il diritto alla libertà di coscienza e religione.
Angela Ammirati - La scuola sempre più ostaggio delle famiglie
Da ormai qualche decennio assistiamo a un processo di depoliticizzazione della scuola e della figura dell’insegnante, processo che ha lasciato alla componente familiare spazi sempre maggiori all’interno del sistema. A scapito dell’autonomia del corpo docente, sempre più ostaggio di un modello aziendalistico della scuola in cui le famiglie, come se agissero in qualità di stakeholder, si percepiscono come utenti di un servizio che dev’essere erogato a fini carrieristici ai propri figli.
Angela Galloro - Homeschooling: quando l’educazione diventa un affare di famiglia
Nonostante sia ormai riconosciuto che il minore è un soggetto attivo di diritti, resta di là da venire un reale e completo esercizio di tali diritti, da un lato per ragioni legate all’effettivo grado di maturità del bambino, dall’altro perché spesso e volentieri i genitori non riconoscono i figli come altro da sé, prendendo decisioni sui loro corpi e sulle loro vite che si configurano come palesi violazioni dei loro diritti, da quello all’integrità fisica e mentale a quello alla privacy, passando per il diritto alla libertà di coscienza e religione.
Maria Concetta Tringali - La famiglia italiana: cenni di un’evoluzione normativa
Dal Codice civile del 1942 alla riforma Cartabia, passando per la riforma del diritto di famiglia del 1975, sono tanti i mutamenti che hanno interessato le leggi che nel nostro Paese disciplinano i rapporti familiari. Un’evoluzione normativa che – sostituendo alla patria potestà la responsabilità genitoriale e alla potestà maritale la parità tra i coniugi – si è progressivamente lasciata alle spalle norme e precetti improntati a disparità convenzionalmente accettate. E ancora oggi non del tutto superate.
SAGGIO 2
Federica D’Alessio - Violenza in famiglia il racconto che infrange il tabù
“Le cose che non si dicono, che non si raccontano, non succedono”. Proprio per questo bisogna raccontarle. Nella produzione letteraria, cinematografica e televisiva sono sempre di più le opere che, sfidando la legge non scritta dell’omertà familiare, raccontano la violenza sistematica che si produce all’interno dei nuclei domestici, una violenza di segno patriarcale, inflitta ai bambini e alle bambine, oltre che alle donne, quasi sempre dai padri, dai patrigni, dai fratelli, spesso nel silenzio delle donne adulte, in trappola in un ruolo che le vuole vittime e complici al tempo stesso.
NOSTRA PATRIA È IL MONDO INTERO
Fabrizio Tonello - Dynasty: quando la politica è una questione ereditaria
Gli Stati Uniti non hanno mai conosciuto il feudalesimo, ma sin dalla loro fondazione il panorama istituzionale è stato profondamente influenzato da alcune dinastie politiche. Dagli Adams di fine Settecento ai Bush dei decenni a cavallo del secondo millennio, passando per la sfortunatissima famiglia Kennedy, breve storia della politica Usa in chiave familiare.
Marco Zappa - Famiglia e potere in Giappone
Dalle aziende alla politica, i legami di sangue in Giappone rivestono (e hanno storicamente rivestito) un ruolo preminente. Da fenomeno storico e socio-economico, il concetto di famiglia è stato addirittura perfezionato in un modello etico e di comportamento, nonché in un efficace dispositivo di governo della società. E, nonostante le trasformazioni strutturali degli ultimi quarant’anni, esso rimane vischioso appiglio della retorica conservatrice.