Federica D'Alessio: Oltre il patriarcato, ancora non sappiamo
Un estratto dal volume 2/2024 di MicroMega in tutte le librerie.
L’ordine patriarcale inteso come potere del pater familias è stato smantellato o è in via di smantellamento o consunzione in molti luoghi del mondo, non soltanto in Occidente. Ma non è sorto alcun ordine sociale sostitutivo o alternativo, anche per via di un’importante mancanza di visione e progettazione in seno al femminismo e a tutti i movimenti per la liberazione. E in questa assenza di un ordine orientativo, si stanno facendo avanti forme insidiose di revanchismo, come spiega Federica D’Alessio in un saggio pubblicato su MicroMega 2/2024, di cui qui condividiamo un breve estratto. L’autrice sarà presente alla presentazione del volume a Firenze, il 17 aprile alle ore 17.00, presso la Casa delle Donne, in via delle Vecchie Carceri 8.
Oltre il patriarcato, ancora non sappiamo
di Federica D’Alessio
Nel saggio L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, Friedrich Engels, amico e sodale di Karl Marx e uno dei fondatori del cosiddetto socialismo scientifico, si interrogava, secondo una tradizione che era in voga fra gli illuministi e i progressisti già dal XVIII secolo, sugli insegnamenti che le collettività indigene potevano offrire agli europei in termini di ispirazione alla libertà, all’uguaglianza e alla giustizia. La sua riflessione, debitamente arricchita a oggi da oltre un secolo e mezzo di ricerche e scoperte successive, conserva grande interesse e una sua modernità. Ebbe il merito, all’epoca, di aprire uno squarcio di riflessione sulla dominazione di stampo patriarcale all’interno della tradizione del movimento operaio e socialista: filone di pensiero che non moltissimi invero, in quella stessa tradizione, si presero dopo di lui la briga di seguire.
Engels si sofferma, nel suo denso testo, sull’etimologia della parola “famiglia”: di derivazione latina, proviene come non molti sanno dal termine famulus, che significava schiavo. Nell’ordinamento romano antico, “famiglia” era ciò che il pater familias possedeva, l’insieme delle sue proprietà concentrate in uno spazio fisico, quello della domus, amministrato e gestito dalla domina, che era la donna, moglie e madre dei figli. Pater era padre ma soprattutto padrone: era la proprietà a certificare
la paternità; domus era casa e dominio, domina era donna e padrona della casa, ovvero amministratrice, con una serie di poteri interni al recinto domestico. Questi poteri non includevano la potestà sui figli, la quale spettava solo al pater. E di questa potestà faceva parte il diritto di accogliere o non accogliere un figlio nella domus. Il figlio che non fosse stato accolto, che fosse stato rifiutato dal pater, sarebbe stato “esposto”, scacciato dal recinto domestico e lasciato in balìa di chi lo trovava, fossero essi mercanti di schiavi o papponi che usavano questi bambini per venderli come oggetti sessuali. La parola prostituzione, a sua volta, è un sinonimo di esposizione: prostituire significava proprio “esporre”, porre fuori dall’uscio per il piacere di chi poteva fare schiavi a propria volta quei bambini, o venderli a scopo di servigi sessuali.
La famiglia era dunque uno spazio di proprietà ed esercizio del dominio paterno, con l’aiuto e la complicità – da una posizione di sottomissione – della figura materna in qualità di figliatrice e di amministratrice dello spazio domestico, fuori dal quale le donne non godevano di diritti sociali e non partecipavano alla vita della comunità.
Nello spazio dell’oikos, la casa greca a sua volta territorio di dominio del padre, la posizione delle donne era ancora più mortificata, sia perché il gineceo era segregato dal resto della casa, sia perché da un punto di vista anche filosofico la donna non godeva del minimo riconoscimento, neanche come generatrice. La filosofia greca antica si produsse infatti in grandi sforzi per stabilire il principio che a dare la vita fosse il padre, non la madre, la quale rappresentava il contenitore della vita stessa, ma non la sua forza generatrice. «Generatore è chi il seme gettò; lei come ospite
all’ospite veglia», recita un famosissimo verso dell’Orestea di Eschilo, una delle opere considerate pietre miliari della fondazione patriarcale nella civiltà greca.
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Per la prima presentazione del vol. 2/2024 “Liberiamoci del patriarcato”, che si terrà il 17 aprile presso la Cada delle Donne, in via delle Vecchie Carceri 8.
IL SOMMARIO DEL NUMERO
ICEBERG 1 - patriarcato/patriarcati
Eva Cantarella - La misoginia nell’Antica Grecia
L’ammirazione e la gratitudine per quello che i Greci ci hanno tramandato in termini di produzione filosofica, letteraria, artistica non può esimerci dal constatare che ci hanno lasciato anche una pesantissima eredità: quella della discriminazione del genere femminile. È infatti proprio nella Grecia classica che per la prima volta le donne sono sistematicamente escluse dallo spazio pubblico.
Francesco Remotti, Paola Sacchi e Pier Paolo Viazzo - Vecchi e nuovi patriarcati in una prospettiva antropologica
Dopo averlo per lungo tempo abbandonato, l’antropologia sta tornando allo studio del patriarcato ponendo una serie di domande nuove e incalzanti. Se il termine patriarcato indica senza dubbio un potere, di che tipo di potere si tratta? Chi sono coloro che in concreto lo esercitano? E chi sono, a loro volta, coloro che lo subiscono?
Giuliana Sgrena - Dio contro le donne
Sebbene il patriarcato non sia nato con le religioni monoteiste, queste ultime sono sempre state sue fedeli alleate. Cristianesimo, ebraismo e islam, attingendo a testi sacri infarciti di misoginia, hanno infatti tenacemente contribuito al mantenimento delle strutture patriarcali nel corso dei secoli. E anche se oggi si intravedono timidi progressi imposti dai cambiamenti della società, i maschi dentro le istituzioni religiose non sembrano voler cedere il loro potere.
Ingrid Colanicchia - Italia, c’era una volta (e c’è ancora) un Paese patriarcale
In Italia, nel dopoguerra, è iniziato un sistematico – seppur lento e tardivo – smantellamento di leggi e norme che costituivano l’ossatura giuridica e istituzionale di un Paese profondamente patriarcale. Le tante lotte delle donne – da quella per il diritto di voto a quella per l’abolizione del delitto d’onore, passando per divorzio e aborto – sono riuscite ad abbatterle una per una. Una rassegna delle norme contro le donne che ci siamo lasciati alle spalle. Speriamo per sempre.
Federica D’Alessio - Oltre il patriarcato, ancora non sappiamo
L’ordine patriarcale inteso come potere del pater familias è stato smantellato o è in via di smantellamento o consunzione in molti luoghi del mondo, non soltanto in Occidente. Ma non è sorto alcun ordine sociale sostitutivo o alternativo, anche per via di un’importante mancanza di visione e progettazione in seno al femminismo e a tutti i movimenti per la liberazione. E in questa assenza di un ordine orientativo, si stanno facendo avanti forme insidiose di revanchismo.
ICEBERG 2 - le parole e la realtà
Cristiana De Santis - Perché una tavola rotonda “non” è rotonda
È difficile negare che ogni lingua abbia una struttura grammaticale consolidata che prescinde dalla molteplicità degli usi individuali, parlati e scritti: l’esistenza di una simile struttura è condizione per ogni sviluppo possibile del sistema stesso. Certo, le regole di una lingua non sono scritte sulla pietra, sono sedimentate nel tempo e soggette a evoluzioni dovute a molti fattori, fra i quali anche l’uso personale che i diversi soggetti ne fanno. L’importante è che l’esperienza non si diffranga al punto da rendere impossibile la comunicazione e la reciproca comprensione.
Giuliana Giusti - Tra maschile “non marcato” e schwa. Riflessioni sul riferimento inclusivo in italiano
La lingua e il genere sociale hanno un forte valore identitario, come dimostrano gli accesi dibattiti su qualunque questione linguistica e qualunque ridefinizione dei ruoli sociali. È legittimo sollevare la questione della rappresentazione delle persone con genere non binario. In questa impresa, tuttavia, è necessario un lavoro approfondito e dettagliato che tenga conto delle strutture morfologiche e fonologiche della lingua. E soprattutto che non si traduca in una cannibalizzazione del genere femminile con la creazione di un terzo genere formato, di fatto e di nuovo, sul maschile.
Federico Zappino - Linguaggio, realtà, materialità
Che i corpi materiali esistano a prescindere da se e come noi li nominiamo è pacifico. Ma la “realtà” non si riduce alla materialità; la “realtà” è piuttosto l’ordine impartito alla materialità. Un ordine, questo sì, profondamente influenzato dalla cultura, dalla storia, dai rapporti di potere, infine anche dal linguaggio.
Iole Natoli - La lunga lotta per il cognome materno
Se è vero che dare nomi è un atto linguistico, l’attribuzione del cognome è l’atto linguistico per eccellenza, con cui si circoscrive, si fonda e si narra un’appartenenza delle persone all’ordine famigliare. Un ordine che è stato per secoli rigorosamente patriarcale e patrilineare, finché qualcuna non ha cominciato a mettere in discussione lo status quo, esigendo il riconoscimento della madre come origine non solo della nascita, ma di un nuovo sistema sociale.
Paola Di Nicola Travaglini - Quando la violenza sulle donne si legge nelle sentenze
Un’analisi delle sentenze in tema di violenza contro le donne – dagli stupri ai femminicidi, passando per le molestie – fa emergere un linguaggio che sistematicamente attinge agli stereotipi e ai pregiudizi anziché ai fatti. Un linguaggio che esprime una precisa rappresentazione culturale e sociale dei ruoli di genere e della violenza contro le donne e che, quando diventa la parola pubblica dello Stato, alimenta la tolleranza sociale e l’impunità rispetto alla violenza stessa.
A PIÙ VOCI - il femminismo ieri, oggi, domani
In questa sezione abbiamo raccolto le voci di intellettuali, scrittrici, attiviste alle quali abbiamo chiesto di ragionare attorno al femminismo e alle lotte delle donne oggi. L’obiettivo era ottenere un affresco vivido di quel che si muove nel variegato mondo del movimento delle donne nel mondo. Vi hanno contribuito: Simona Ammerata, Lucia Raffa, Annarosa Buttarelli, Alessandra Chiricosta, Laura Cima, Anna Maria Crispino, Maria Rosa Cutrufelli , Dahlia de la Cerda, Donatella Di Pietrantonio, Monica Lanfranco, Dacia Maraini, Valeria Parrella, Maria Serena Sapegno, Chiara Saraceno, Alice Schwarzer, Nadia Terranova e Samia Walid.
INEDITO
Fanny de Beauharnais - Scritti sulla condizione femminile (presentazione di Marco Menin)
Se è difficile immaginare la nascita del femminismo senza l’Illuminismo, rimane innegabile che quella settecentesca è ancora una società profondamente misogina, nella quale l’esclusione delle donne dalla Repubblica delle lettere è pressoché sistematica e le intellettuali devono far fronte a innumerevoli ostacoli per affermarsi. Lo mostra anche la storia di Fanny de Beauharnais, autrice di racconti, poesie e pamphlet, il cui salotto letterario ospita alcune delle personalità di maggior spicco dei Lumi, della quale presentiamo per la prima volta al pubblico italiano un’ampia selezione di scritti.