“Clima, ambiente, salute” di Paolo Vineis
Un estratto dal numero 5/2023 di MicroMega, “La scienza è una questione di metodo”.
Foto di Festival della Scienza | Flickr
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Clima, ambiente, salute: per una politica globale scientificamente informata
di PAOLO VINEIS
Non c’è solo l’aumento delle temperature. La crisi nella quale si trova il nostro Pianeta va ben oltre, includendo anche, per esempio, l’acidificazione degli oceani e la perdita di biodiversità. Tutti elementi che hanno un effetto anche sulla salute umana. Per questo gli interventi devono essere sistemici, come è nello spirito del Green Deal europeo.
Passato e futuro: le buone e le cattive notizie
Se Norberto Bobbio faceva risalire le differenze tra destra e sinistra alla diversa enfasi posta sui concetti di libertà e di eguaglianza, la sua visione va completamente rivista alla luce della attuale pessima salute del Pianeta. Alcune delle cose buone che abbiamo realizzato nel secolo corso sono state la riduzione della mortalità, un forte aumento dell’attesa di vita, la riduzione della povertà e l’aumento della scolarizzazione, insieme a un aumento esponenziale della popolazione e dei consumi. Ma le conseguenze che questi cambiamenti hanno per il presente e il prossimo futuro, e dunque l’eredità che lasciamo alle future generazioni, comprendono l’aumento della temperatura, l’acidificazione degli oceani, la perdita di biodiversità, maggiori rischi di pandemie, la resistenza agli antibiotici e molto altro.
Sulla base di queste argomentazioni propongo due tesi forti: la prima è che oggi è possibile e forse necessario analizzare le differenze politiche alla luce delle opposte tendenze sopra proposte; la seconda è che l’unica politica sensata sul clima sembra essere il Green Deal europeo. Per quanto riguarda le differenze politiche, pur con tutte le sfumature possibili, mi pare che la dicotomia destra/sinistra debba essere riesaminata alla luce di quanto più su affermato. Da un lato abbiamo infatti coloro che rimpiangono i bei tempi della crescita, quando il benessere si acquisiva rapidamente (con qualche grado di trickle down, ovvero di ricaduta favorevole anche su chi stava più in basso, benché in modo imperfetto) grazie all’industria manifatturiera, alla cementificazione, all’estrazione dal sottosuolo, alla deforestazione, alla crescita dei consumi di plastica, carne, alcolici, zuccheri… Un rimpianto che si manifesta perfettamente nella povertà di molte politiche ambientaliste di tipo tecnocratico; oppure nella propensione a negare spiegazioni complesse e cercare invece singoli colpevoli a noi vicini nello spazio e nel tempo. Posizioni che in parte risalgono a Margaret Thatcher e al suo famoso slogan «la società non esiste, esiste solo l’individuo». Dall’altro lato abbiamo invece quelli che, per esempio per motivi generazionali, si preoccupano del futuro e dunque di tutte le ricadute negative dello “sviluppo”.
Cambiamento climatico e salute
Ogni discorso sulla crisi ambientale parte, oggi, dallo schema dei limiti planetari di Johan Rockström e colleghi, che ormai molti conoscono. Lo schema dei limiti planetari va ben al di là del cambiamento climatico, per il quale non abbiamo ancora sorpassato un limite di non ritorno. Secondo questo schema la salute umana va messa in relazione con tutte le altre dimensioni della crisi planetaria, in particolare l’erosione del capitale naturale e della biodiversità […]
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