Il volume 5/2024 di MicroMega, attualmente in libreria, è l’ultimo firmato da Paolo Flores d’Arcais in qualità di direttore. Dal 1° settembre a ricoprire la carica è Cinzia Sciuto che in questo breve testo racconta i primi passi in redazione e cosa spera di ereditare dal direttore uscente.
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“Passaggio di testimone”
di Cinzia Sciuto
«Ha programmi dopo la laurea?». La telefonata arrivò mentre ero in vacanza in Puglia con degli amici. Avevo 24 anni e, appunto, mi sarei laureata di lì a pochi giorni. No, non avevo programmi dopo la laurea. Sogni sì, tanti. E uno di quelli si stava concretizzando esattamente in quel momento sul display del mio telefono: il direttore della più importante rivista italiana di filosofia e politica mi stava chiedendo se volessi andare a lavorare con lui.
La mia storia con MicroMega è la dimostrazione di come nella vita serva certamente un po’ di fortuna, ma anche di come la fortuna non sia quasi mai frutto di mero caso. Certo, fu una fortuna per me incrociare Paolo Flores d’Arcais nelle aule di Villa Mirafiori alla Sapienza: sarebbe bastato arrivare all’università qualche anno prima o qualche anno dopo e con ogni probabilità non l’avrei incontrato. E fu anche una fortuna incrociarlo esattamente a ridosso del ventennale di MicroMega, occasione per la quale la rivista – e l’allora editore Gruppo L’Espresso – aveva in programma numeri ed eventi speciali per i quali servivano energie nuove. Ma non fu affatto un caso che io iniziassi a seguire i suoi corsi in maniera quasi assillante, attratta dal carisma, dal rigore, dalla coerenza di quel docente il cui nome conoscevo soprattutto per via dei girotondi.
Dalla primissima collaborazione nel 2004, esattamente venti anni fa, ancora studentessa, a oggi che mi appresto ad assumere la direzione della rivista, sono talmente tante le vicende che hanno segnato il mio rapporto personale e professionale con MicroMega e con Paolo che non avrebbe senso provare a riassumerle. Provo invece a dire qualcosa su cosa ha significato per me trascorrere ormai quasi metà della mia vita in questo contesto e cosa mi porto appresso per il futuro.
MicroMega ha rappresentato per me innanzitutto la straordinaria occasione per coltivare, insieme, tutte le mie più grandi passioni: la filosofia, il giornalismo, l’impegno politico. Nessuna di queste tre cose avrei potuto farla in maniera “pura” ed esclusiva, ognuna senza le altre mi avrebbe reso monca. In questi vent’anni a MicroMega ho avuto la fortuna di poterle coltivare tutte e tre, in una costante sinergia e dialettica fra di loro, in continuo contatto e dialogo con il mondo intellettuale italiano (e non solo) e, soprattutto, con la più ampia libertà immaginabile. Ho potuto fare filosofia senza sottostare alle assurde dinamiche dell’Accademia, ho potuto fare giornalismo senza inseguire tendenze né sottostare a diktat di un qualche tipo (commerciale, editoriale, politico), ho potuto fare politica senza cedere a logiche di partito. L’unico criterio che ha guidato Paolo nelle sue scelte, e che ha dato un imprinting irreversibile alla rivista, è sempre stato solo quello dell’interesse civile e politico (naturalmente e inevitabilmente filtrato dall’interesse personale di Paolo stesso) dei temi trattati. In vent’anni non ricordo una sola volta che a MicroMega sia stata compiuta una scelta per una qualunque forma di opportunismo né per compiacere qualcuno, fossero anche i nostri lettori. E questa è libertà.
Una libertà che è costata alla rivista anche il prezzo di un certo isolamento e che tuttavia ha rappresentato il suo più grande punto di forza: se questo “mattone” – come è stato simpaticamente apostrofato alla sua fondazione – non è andato a fondo in tutti questi anni è esattamente grazie alla caparbietà di chi ha ritenuto che la sua forza stesse proprio nel suo andare sempre in direzione ostinata e contraria. In direzione ostinata e contraria persino rispetto alla parte politica a cui pure si riferisce: quella sinistra “diffusa” che è molto più ampia di quella che i partiti che si autodefiniscono “di sinistra” riescono a rappresentare, e che oggi appare ancora più smarrita e frammentata che in passato. MicroMega non è mai stato un luogo confortevole in cui trovare conferme alle proprie convinzioni, ma uno spazio di confronto che non di rado mette chi legge a disagio. Un disagio fruttifero, che innesca pensiero e azione.
Mi avvio a raccogliere il testimone dunque con un bagaglio straordinariamente ricco. In molti in queste pagine hanno sottolineato pregi – e anche qualche difetto – della rivista e soprattutto del suo fondatore e direttore per quasi quarant’anni. La coerenza e l’indipendenza, innanzitutto. La passione per l’analisi filosofica e, insieme, indissolubilmente, per l’impegno politico. Io ne voglio qui evidenziare uno che ho sempre ammirato e che spero di ereditare almeno in parte: il coraggio. Paolo non ha paura: non ha paura di sbagliare, non ha paura di deludere le aspettative (se non forse le sue), non ha paura del giudizio degli altri, non ha paura di perdere lettori né tantomeno collaboratori. Non ha paura di fallire, che poi è il solo modo per non fallire davvero. Soprattutto Paolo non ha paura di fare il passo più lungo della gamba, per scoprire poi spesso che la gamba era più lunga di quanto molti (e forse lui stesso?) pensassero.
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Nel volume in libreria troverai, oltre a un saggio di commiato di Paolo Flores d’Arcais, gli interventi di: Valentina Alferj, Simona Argentieri, Corrado Augias, Gianni Barbacetto, Pierluigi Battista, Marco Benedetto, Alfonso Berardinelli, Paolo Berizzi, Massimo Cacciari, Mimmo Calopresti, Luciano Canfora, Marco Cappato, Lucio Caracciolo, Gian Carlo Caselli, Giorgio Cesarale, Piero Colaprico, Furio Colombo, Francesco e Giuditta Cordero, Pino Corrias, Marco Damilano, Piercamillo Davigo, Carlo De Benedetti, Ferruccio de Bortoli, Maurizio de Giovanni, Marco d’Eramo, Stefano Disegni, Beppino Englaro, Mattia Feltri, Maurizio Ferraris, Rino Formica, Giovanni Fornero, Massimiliano Fuksas, Carlo Galli, Ernesto Galli della Loggia, Alessandro Gilioli, Włodek Goldkorn, Miguel Gotor, Giovanni Grasso, Irena Grudzinska-Gross, Mark Lilla, Valerio Magrelli, Riccardo Mannelli, Dacia Maraini, Ezio Mauro, Giampiero Mughini, Gloria Origgi, Vincenzo Paglia, Francesco ‘Pancho’ Pardi, Valeria Parrella, Corrado Passera, Pierfranco Pellizzetti, Stefano Petrucciani, Telmo Pievani, Josep Ramoneda, Norma Rangeri, Claudio Sabelli Fioretti, Lucetta Scaraffia, Roberto Scarpinato, Filippo Sensi, Michele Serra, Mario Sesti, Carlo Severi, Luca Tescaroli, Aldo Tortorella, Pere Vilanova, Gustavo Zagrebelsky, Luigi Zanda, Matteo Maria Zuppi.