Alessandra Chiricosta: Una forza di altro genere
Un estratto dal volume 2/2024 di MicroMega in tutte le librerie.
Condividiamo un breve estratto del contributo di Alessandra Chiricosta uscito nella sezione “A più voci” di MicroMega 2/2024. L’autrice sarà presente alla presentazione del volume a Roma, il 6 maggio alle ore 18.00, presso la Casa internazionale delle donne in via della Lungara 19. Parteciperanno anche: Cinzia Sciuto, Anna Maria Crispino, Nadia Terranova, Maria Rosa Cutrufelli, Federica D’Alessio e Giuliana Sgrena.
Una forza di altro genere
di Alessandra Chiricosta
1. Credo che quello a cui stiamo assistendo sia l’esito di tanti fenomeni interconnessi, che trovano radici, tra le altre cose, nei femminismi, nelle lotte anticoloniali, nei profondi mutamenti sociopolitici che si sono attuati dalla fine dello scorso secolo a oggi a livello globale. Sicuramente la rivoluzione operata dal web, che ha consentito una connettività prima impensabile per rapidità ed estensione, ha fatto sì che il “soggetto imprevisto” dei movimenti delle donne acquisisse diversa consapevolezza e possibilità di interazione, di confronto e scambio sulle pratiche. In particolare, le prospettive aperte dalla cosiddetta “terza ondata” 1 – definizione questa di cui riconosco le molte criticità, tra cui l’etnocentrismo, ma che uso per convenzione – hanno determinato un progressivo illanguidirsi delle barriere identitarie e di stampo neocoloniale che avevano limitato l’adesione di molte ai movimenti delle donne. Ritengo che oggi le più interessanti proposte in ambito femminista e transfemminista arrivino proprio da quelle aree del mondo che il cosiddetto “Occidente”, o il Nord Globale, ha purtroppo troppo spesso trattato come soggettività seconde, infantilizzate, non riconoscendo loro una capacità di elaborazione di teorie, di pratiche, di strategie e di agency, confermando una visione neocolonialista anche in alcuni contesti femministi. Credo che la capacità di leggere e agire le lotte in maniera attenta ai contesti, non mirando a una visione unificata dei processi di emancipazione e liberazione, ma rispettando e sostenendo le analisi e le scelte delle differenti lotte delle donne nel mondo manifesti una maturità e una capacità politica decisamente sconosciuta a forme di politica “maschile”.
Questa presa di coscienza diffusa, questo moltiplicarsi delle lotte, dei successi dei movimenti delle donne e delle persone non binarie ha determinato un inasprirsi di forme di controllo violento, a diversa intensità, in molte parti del globo. Siamo in un momento storico in cui le nuove destre si coalizzano esplicitamente su temi relativi al genere, al ruolo delle donne, promuovendo ideologie, politiche e azioni di carattere misogino, omo e transfobico. Questo rende evidente quanto il sessismo costituisca una delle radici profonde dell’ingiustizia sociale, purtroppo spesso misconosciuta anche da chi si professa di sinistra o antifascista.
2. Ho sempre concepito i femminismi in senso plurale, indicando con questo termine i differenti processi di acquisizione di consapevolezza e di liberazione delle soggettività femminili e femminilizzate, che non possono avere un unico modello di riferimento e di modalità di azione. Da questa prospettiva, credo che tutte queste lotte siano in una certa maniera riconducibili al contesto femminista. Se interpretiamo invece il femminismo in senso riduttivo, identificandolo solo con quanto è accaduto nel Nord Globale dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri, non posso non menzionare la presa di distanza rispetto a esso di molti movimenti di donne, fino a volte alla scelta di non definirsi come femministe. L’accezione che questa parola ha assunto in molti Paesi che hanno sofferto l’orrore della colonizzazione è quella dell’espressione e imposizione di un modello di donna pensato e auspicato da persone bianche e borghesi, più o meno ingenuamente inconsapevoli delle reali necessità, condizioni e capacità delle donne di altre culture. Spivak ricordava come una delle legittimazioni delle imprese coloniali fosse il dovere, da parte di “uomini bianchi” di salvare le “donne marroni” dalla loro inferiorizzazione. Una visione patriarcale, basata sull’idea del “maschio protettore” come unico in grado di agire, grazie al suo monopolio sulla violenza, che in realtà si tramuta in una guerra tra galli, in cui le donne sono solo la posta in gioco. Ma Spivak procede oltre, ammonendo i femminismi a non utilizzare la medesima ottica: c’è ancora meno bisogno di «donne bianche che salvano donne marroni!». Vorrei ricordare anche la meravigliosa frase della femminista aborigena Lilla Watson, che, rivolgendosi a un’ipotetica femminista bianca e occidentale, la ammonisce: «Se sei venuta qui a salvarmi, puoi anche andartene. Ma se sei qui perché sei convinta che la tua liberazione sia connessa alla mia, allora sediamoci e ragioniamo insieme». Si sottolinea qui il cambiamento di passo dei femminismi contemporanei, una diversa consapevolezza delle varie forme di oppressione, di come si determini il privilegio, di quanto sia importante non solo assumere una prospettiva intersezionale – attenta cioè all’azione simultanea di diverse forme di oppressione, quali quelle basate sul genere, sull’etnicità, sulla classe sociale, sull’abilità e molte altre – ma soprattutto di saper pensare e agire in relazioni non subordinanti, essendo in grado di apprendere ciascuna dalle differenti esperienze delle altre.
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Per la presentazione del vol. 2/2024 “Liberiamoci del patriarcato”, che si terrà il 6 maggio 2024 alle ore 18:00, in via della Lungara 19.
IL SOMMARIO DEL NUMERO
ICEBERG 1 - patriarcato/patriarcati
Eva Cantarella - La misoginia nell’Antica Grecia
L’ammirazione e la gratitudine per quello che i Greci ci hanno tramandato in termini di produzione filosofica, letteraria, artistica non può esimerci dal constatare che ci hanno lasciato anche una pesantissima eredità: quella della discriminazione del genere femminile. È infatti proprio nella Grecia classica che per la prima volta le donne sono sistematicamente escluse dallo spazio pubblico.
Francesco Remotti, Paola Sacchi e Pier Paolo Viazzo - Vecchi e nuovi patriarcati in una prospettiva antropologica
Dopo averlo per lungo tempo abbandonato, l’antropologia sta tornando allo studio del patriarcato ponendo una serie di domande nuove e incalzanti. Se il termine patriarcato indica senza dubbio un potere, di che tipo di potere si tratta? Chi sono coloro che in concreto lo esercitano? E chi sono, a loro volta, coloro che lo subiscono?
Giuliana Sgrena - Dio contro le donne
Sebbene il patriarcato non sia nato con le religioni monoteiste, queste ultime sono sempre state sue fedeli alleate. Cristianesimo, ebraismo e islam, attingendo a testi sacri infarciti di misoginia, hanno infatti tenacemente contribuito al mantenimento delle strutture patriarcali nel corso dei secoli. E anche se oggi si intravedono timidi progressi imposti dai cambiamenti della società, i maschi dentro le istituzioni religiose non sembrano voler cedere il loro potere.
Ingrid Colanicchia - Italia, c’era una volta (e c’è ancora) un Paese patriarcale
In Italia, nel dopoguerra, è iniziato un sistematico – seppur lento e tardivo – smantellamento di leggi e norme che costituivano l’ossatura giuridica e istituzionale di un Paese profondamente patriarcale. Le tante lotte delle donne – da quella per il diritto di voto a quella per l’abolizione del delitto d’onore, passando per divorzio e aborto – sono riuscite ad abbatterle una per una. Una rassegna delle norme contro le donne che ci siamo lasciati alle spalle. Speriamo per sempre.
Federica D’Alessio - Oltre il patriarcato, ancora non sappiamo
L’ordine patriarcale inteso come potere del pater familias è stato smantellato o è in via di smantellamento o consunzione in molti luoghi del mondo, non soltanto in Occidente. Ma non è sorto alcun ordine sociale sostitutivo o alternativo, anche per via di un’importante mancanza di visione e progettazione in seno al femminismo e a tutti i movimenti per la liberazione. E in questa assenza di un ordine orientativo, si stanno facendo avanti forme insidiose di revanchismo.
ICEBERG 2 - le parole e la realtà
Cristiana De Santis - Perché una tavola rotonda “non” è rotonda
È difficile negare che ogni lingua abbia una struttura grammaticale consolidata che prescinde dalla molteplicità degli usi individuali, parlati e scritti: l’esistenza di una simile struttura è condizione per ogni sviluppo possibile del sistema stesso. Certo, le regole di una lingua non sono scritte sulla pietra, sono sedimentate nel tempo e soggette a evoluzioni dovute a molti fattori, fra i quali anche l’uso personale che i diversi soggetti ne fanno. L’importante è che l’esperienza non si diffranga al punto da rendere impossibile la comunicazione e la reciproca comprensione.
Giuliana Giusti - Tra maschile “non marcato” e schwa. Riflessioni sul riferimento inclusivo in italiano
La lingua e il genere sociale hanno un forte valore identitario, come dimostrano gli accesi dibattiti su qualunque questione linguistica e qualunque ridefinizione dei ruoli sociali. È legittimo sollevare la questione della rappresentazione delle persone con genere non binario. In questa impresa, tuttavia, è necessario un lavoro approfondito e dettagliato che tenga conto delle strutture morfologiche e fonologiche della lingua. E soprattutto che non si traduca in una cannibalizzazione del genere femminile con la creazione di un terzo genere formato, di fatto e di nuovo, sul maschile.
Federico Zappino - Linguaggio, realtà, materialità
Che i corpi materiali esistano a prescindere da se e come noi li nominiamo è pacifico. Ma la “realtà” non si riduce alla materialità; la “realtà” è piuttosto l’ordine impartito alla materialità. Un ordine, questo sì, profondamente influenzato dalla cultura, dalla storia, dai rapporti di potere, infine anche dal linguaggio.
Iole Natoli - La lunga lotta per il cognome materno
Se è vero che dare nomi è un atto linguistico, l’attribuzione del cognome è l’atto linguistico per eccellenza, con cui si circoscrive, si fonda e si narra un’appartenenza delle persone all’ordine famigliare. Un ordine che è stato per secoli rigorosamente patriarcale e patrilineare, finché qualcuna non ha cominciato a mettere in discussione lo status quo, esigendo il riconoscimento della madre come origine non solo della nascita, ma di un nuovo sistema sociale.
Paola Di Nicola Travaglini - Quando la violenza sulle donne si legge nelle sentenze
Un’analisi delle sentenze in tema di violenza contro le donne – dagli stupri ai femminicidi, passando per le molestie – fa emergere un linguaggio che sistematicamente attinge agli stereotipi e ai pregiudizi anziché ai fatti. Un linguaggio che esprime una precisa rappresentazione culturale e sociale dei ruoli di genere e della violenza contro le donne e che, quando diventa la parola pubblica dello Stato, alimenta la tolleranza sociale e l’impunità rispetto alla violenza stessa.
A PIÙ VOCI - il femminismo ieri, oggi, domani
In questa sezione abbiamo raccolto le voci di intellettuali, scrittrici, attiviste alle quali abbiamo chiesto di ragionare attorno al femminismo e alle lotte delle donne oggi. L’obiettivo era ottenere un affresco vivido di quel che si muove nel variegato mondo del movimento delle donne nel mondo. Vi hanno contribuito: Simona Ammerata, Lucia Raffa, Annarosa Buttarelli, Alessandra Chiricosta, Laura Cima, Anna Maria Crispino, Maria Rosa Cutrufelli , Dahlia de la Cerda, Donatella Di Pietrantonio, Monica Lanfranco, Dacia Maraini, Valeria Parrella, Maria Serena Sapegno, Chiara Saraceno, Alice Schwarzer, Nadia Terranova e Samia Walid.
INEDITO
Fanny de Beauharnais - Scritti sulla condizione femminile (presentazione di Marco Menin)
Se è difficile immaginare la nascita del femminismo senza l’Illuminismo, rimane innegabile che quella settecentesca è ancora una società profondamente misogina, nella quale l’esclusione delle donne dalla Repubblica delle lettere è pressoché sistematica e le intellettuali devono far fronte a innumerevoli ostacoli per affermarsi. Lo mostra anche la storia di Fanny de Beauharnais, autrice di racconti, poesie e pamphlet, il cui salotto letterario ospita alcune delle personalità di maggior spicco dei Lumi, della quale presentiamo per la prima volta al pubblico italiano un’ampia selezione di scritti.