Al via il Conclave, il rituale più antidemocratico e oligarchico al mondo
130 anziani gerarchi, tutti maschi, decideranno chi tra loro deve divenire il capo assoluto di un’organizzazione con un miliardo di affiliati.
di Marco Marzano
Ci sono occasioni che rivelano l’esistenza di tragiche contraddizioni, di aporie nascoste, all’interno di singoli individui o di grandi collettività. Si prenda quel che avviene in questi giorni nel nostro paese. Da un lato sentiamo levarsi la voce commossa di profeti di sventura che ci annunciano, con cordoglio, la morte della democrazia, lo stato terminale della civiltà giuridica e dello Stato di diritto, l’avanzata impetuosa dell’autoritarismo e del fascismo, il ritorno delle camicie brune nel cuore dell’Europa, l’impazzimento degli Stati Uniti divenuti improvvisamente illiberali. Da un altro lato, le stesse, ma proprio le stesse penne addolorate, dopo aver pianto la scomparsa del pontefice come se fosse stata più o meno quella di Nostro Signore, non riescono a celare tutta la loro incondizionata ammirazione, la loro genuina fascinazione per il rituale più antidemocratico, oligarchico ed elitario che vi sia al mondo: il conclave.
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Sotto le volte della Sistina circa 130 anziani gerarchi, tutti maschi, decideranno chi tra loro deve divenire il capo assoluto di un’organizzazione con un miliardo di affiliati. Al monarca eletto saranno riconosciuti, finché camperà, tutti i poteri, compreso quello di stabilire chi debba partecipare all’elezione del suo successore (i cardinali sono stati tutti nominati dai papi, che li hanno scelti di testa loro, senza dover rispondere a nessuno della loro decisione). La balbuziente soggezione nutrita dai presunti democratici verso questa figura ieratica, la totale incapacità di esprimere una valutazione critica e distaccata di un rituale del genere (così come dell’operato dei pontefici) mostra la vera natura delle loro convinzioni profonde, l’esistenza di un perdurante desiderio di avere un padre-pastore da cui essere guidati e quindi insieme di rimanere infanti, di non assumersi con pienezza le responsabilità che toccano ai cittadini delle moderne democrazie liberali.
Anche l’indignazione verso lo scherzo idiota di Trump che si è travestito da papa rivela l’ossequio verso un potere assoluto, quello papale, che non può essere oggetto di scherno, che non ammette concorrenti e che attrae un leader psicologicamente squilibrato come Trump esattamente perché è senza limiti, sconfinato, radicalmente monarchico e per di più eterno, senza scadenza, senza odiose date di fine mandato.
La parte più penosa e falsa di questa adorazione collettiva del conclave è il tifo per il presunto papa “progressista”. Quest’etichetta viene applicata a quel cardinale che ha pronunciato due volte di più degli altri la parola “povero” nell’ultima omelia o a quello che, quarant’anni fa, nel refettorio del seminario, avrebbe detto a bassa voce a chi lo ascoltava che la norma del celibato è solo una norma disciplinare e che alla Chiesa non l’ha imposta Gesù Cristo. Tutto questo chiacchiericcio sugli orientamenti politici dei gerarchi cattolici legittima politicamente il rituale, alimenta la suspense e accresce l’interesse per il conclave, ma è completamente fuorviante e radicalmente falso. Non esistono papi progressisti e papi conservatori. La Chiesa è un’istituzione e chi viene designato a governarla agisce nell’interesse della stessa, valutando con prudenza i passi in avanti e gli arretramenti necessari. Come ha fatto benissimo Francesco nel corso del suo pontificato.
Il desiderio del papa buono, progressista, che ama il popolo e che lo guiderà verso la salvezza è solo il riflesso dell’attesa tanto diffusa, anche tra molti di coloro che si professano veri democratici, per un salvatore, per un padre amorevole, per un redentore che ci indichi la via permettendoci di seguirlo come pecore obbedienti. È la nostalgia di un ordine antico: maschile, fondato sull’età e sacerdotale, basato sulle presunte qualità sacrali attribuite a un clero, a una casta di eletti, di uomini superiori. Inutile raccontarsi frottole: la secolarizzazione, se non altro quella delle élite, qui da noi non è forse nemmeno iniziata.
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Invece la democrazia “più evoluta del mondo” ci regala Trump… continuiamo così, facciamoci del male.
Povere donne.