7 ottobre: a un anno dall'orrore, un anno di orrore
Nell'anniversario dell'attacco terroristico di Hamas contro Israele, ripercorriamo un anno di guerra attraverso gli articoli pubblicati su MicroMega.
Il 7 ottobre 2023 intorno alle 6:30 del mattino, Hamas annuncia l'inizio dell'Operazione Alluvione Al-Aqsa. Contemporaneamente al lancio di razzi, milizie palestinesi fanno irruzione in territorio israeliano utilizzando autocarri, camioncini, motociclette, bulldozer, motoscafi, parapendii a motore, deltaplani. E si scatena l’inferno. Combattenti palestinesi irrompono nella città di Sderot e in alcuni kibbutz intorno alla Striscia di Gaza, prendendo ostaggi, dando fuoco alle case e uccidendo uomini, donne e bambini. Altri miliziani atterrano con i deltaplani nei pressi di Re'im dove si stava svolgendo un festival musicale, aprendo il fuoco contro la folla, composta in larga parte di giovani, uccidendo più di 260 persone e prendendone diverse in ostaggio.
Il bilancio finale di questo tragico giorno sarà di 1.200 persone uccise – in larghissima parte civili, una parte dei quali caduta sotto il fuoco dell’esercito israeliano che pare avesse ricevuto l’ordine di impedire “a tutti i costi” ai terroristi di rientrare a Gaza, secondo quella che è nota come Direttiva Annibale – e 250 prese in ostaggio (di cui a distanza di un anno ancora circa 70 risultano nelle mani di Hamas; 154 sono tornati in Israele; gli altri sono morti). Un massacro senza precedenti nella storia di Israele, come senza precedenti è stata la débâcle delle sue forze di sicurezza. Un paese che ha reagito nel modo più atroce che si potesse immaginare: con quella che, a un anno di distanza, non possiamo che definire una gigantesca punizione collettiva contro il popolo palestinese. Dodici mesi dopo il massacro di Hamas Gaza è stata rasa al suolo; almeno 40mila palestinesi (ma la cifra potrebbe essere molto più alta) sono stati uccisi, centinaia di migliaia sono sfollati e la guerra negli ultimi giorni si è estesa al Libano. Fra le vittime anche moltissimi giornalisti: 111 secondo i dati del Committee to Protect Journalists. Ne ha scritto per noi Mosè Vernetti, nell’anniversario dell’uccisione di Shireen Abu Akleh da parte dell’esercito israeliano.
In questo anno abbiamo costantemente seguito l’evolversi del conflitto, pubblicando decine e decine di articoli, analisi, commenti e interviste, che trovate raccolti qui. La nostra riflessione non poteva che partire dal significato del 7 ottobre: in questo dialogo fra Gad Lerner e Moni Ovadia, realizzato a distanza di un mese, ci siamo chiesti che cosa rappresenta il 7 ottobre. Una data con cui nessuno vuole fare davvero i conti, come osserva la direttrice di MicroMega Cinzia Sciuto: per gli uni il tempo si è fermato al 7 ottobre, per gli altri quel giorno quasi non esiste, fagocitato dal prima e dal dopo. Consapevoli della necessità di un dialogo il più ampio e franco possibile anche al nostro interno, abbiamo pubblicato un documento elaborato collettivamente della redazione invitando amici, collaboratori e lettori a intervenire: il frutto di questo confronto lo trovate qui.
Con i contributi di Christian Elia e l’aiuto di storici come Lorenzo Kamel abbiamo cercato di capire come sia stato possibile che accadesse quello che è accaduto quel giorno e cosa rappresenta nel contesto più ampio della storia recente.
Ci siamo interrogati molto sull’uso – spesso del tutto strumentale – dell’accusa di antisemitismo, che sta diventando sempre di più un’arma di limitazione e repressione del dissenso, così come sulla manipolazione della memoria della Shoah. Lo abbiamo fatto con autori e autrici come Susan Neiman, Omer Bartov, Micol Meghnagi, Martin Gak, Pankaj Mishra e Nancy Fraser.
Con l’aiuto di Paola Caridi, abbiamo cercato di capire meglio cos’è e cosa vuole Hamas, Rivolgendoci al nostro mondo di riferimento, abbiamo più volte stigmatizzato chi a sinistra non capisce che è essenziale prendere nettamente le distanze da Hamas che, in quanto espressione di una destra islamista, reazionaria e misogina, come sottolinea Paolo Flores d’Arcais, non può in nessun senso possibile essere associata all’idea di sinistra. Almeno quella che MicroMega propugna: una sinistra laica e illuminista. Ma è tutta la sinistra italiana che è mancata in questo anno, come ha scritto Federica D’Alessio in un articolo di analisi critica alla vigilia della manifestazione del 5 ottobre scorso: è mancata nella capacità di dibattito e nel dovere di non lasciare sola la comunità palestinese, a sua volta lacerata da settarismi politici e rivalità.
In nome di una sinistra laica e illuminista abbiamo portato avanti in questi mesi una critica radicale dei progetti messianici della destra israeliana, che oggi è rappresentata dal governo di Israele nelle sue espressioni più estreme. Non è certo un mistero che diversi esponenti dell’attuale esecutivo, incluso il premier Netanyahu, siano sempre stati avversi alla soluzione “due popoli, due Stati” e abbiano sempre sostenuto lo storico progetto del sionismo revisionista di un Grande Israele “dal fiume al mare”, e questo già nei mesi precedenti il 7 ottobre 2023, come mostra un articolo che Peter Beinart ha scritto nell’aprile del 2023. Il massacro del 7 ottobre ha offerto a costoro l’occasione di fare un balzo in avanti in questo progetto, con il benestare (e spesso il sostegno fattivo) degli Stati Uniti e della stragrande maggioranza dei paesi occidentali, che di fatto hanno lasciato fare nonostante le diverse pronunce di organismi internazionali.
Una particolare attenzione – grazie ai contributi tra gli altri di Micol Meghnagi, Lidia Ginestra Giuffrida, Christian Elia – l’abbiamo dedicata alla Cisgiordania: mentre infatti tutto il mondo guardava a Gaza, in Cisgiordania i mesi dopo il 7 ottobre hanno significato una drammatica escalation delle violenze dei coloni, che spadroneggiano sempre di più e senza il minimo freno da parte dell’esercito israeliano. Una escalation di violenza che – doveroso ricordarlo – si consuma nell’ambito di una occupazione illegale.
In questo quadro, dove riporre qualche speranza? Noi abbiamo cercato di dare voce a quelle forme di “co-resistenza” fra palestinesi e israeliani nei territori della Cisgiordania, come gli attivisti di Standing together intervistati da Mosè Vernetti, alla resistenza palestinese non violenta di Masafer Yatta, a chi non si sottrae al dovere di guardare alla storia con gli occhi degli altri e auspica un giorno la creazione di una Repubblica laica e democratica dove israeliani e palestinesi possano convivere alla pari come fa Omri Boehm, il cui articolo abbiamo pubblicato in un volume cartaceo assieme a una lettera inedita di Edward Said agli intellettuali ebrei americani: scritta ne 1989 e ancora oggi di drammatica attualità.
Il faro che ci ha guidato in questi complicati mesi è stato quello del diritto internazionale e dei diritti umani, calpestati – l’uno e gli altri – sia il 7 ottobre 2023 sia nei 12 mesi successivi. Nella convinzione che l’unica soluzione che garantisca in maniera duratura il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese e contemporaneamente la sicurezza di Israele passi per un cessate il fuoco immediato a Gaza (e in Libano), la liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, l’avvio di un percorso che porti alla fine dell’occupazione in Cisgiordania, al ripristino del diritto internazionale e al riconoscimento di uno Stato palestinese. A un anno dal 7 ottobre, questo è quello che dovremmo a tutte le vittime: quelle israeliane barbaramente massacrate da Hamas e quelle palestinesi (e oggi anche libanesi) coinvolte in una altrettanto barbara punizione collettiva.
CREDITI IMMAGINE DI APERTURA: The Super Nova Festival ground in Re'im after the attack by Hamas on 07 October (EPA/MANUEL DE ALMEIDA/ANSA)
Salve
Lo Stato d’Israele, per citare un esempio (ma è possibile selezionarne ben altri !), sviluppa senza interruzione le sue tecniche, normalmente, in ogni possibile campo della conoscenza, e di conseguenza della scienza e tecnologia. Si tratta, senza dubbio, quello che noi chiamiamo un moderno Stato democratico, e persino avanzato in alcune branche della ricerca, in particollare quello della forza ( o fisica) nucleare. Allo stesso tempo, gli ebrei ultra-ortodossi, lugubremente vestiti e con cappello nero, occupano sempre di più interi quartieri di Gerusalemme, immersi nella lettura incessante della Torah, vietando ai loro figli un qualsiasi altro tipo di studio, separando le donne dagli uomini nei trasporti pubblici e affermando che presto, quando il Messia tanto atteso si manifesterà, tutte le tombe del Monte degli Ulivi si apriranno per lasciare uscire i risorti….. No comment !
Va ontato che nel Deuteronomio il dio degli ebrei è particolarmente severo nei confronti di coloro che avrebbero scelto di adorare altri dei. Severo come Allah nel Corano. « Anche se sono la tua famiglia, anche se sono il tuo sangue, anche se sono i tuoi figli, devi ucciderli ». È scritto. E estremisti israeliani già da tempo e ancora oggi, più che mai, rivendicano queste parole…..Queste persone che hanno un becero più che intollerabile fanatismo, che da sempre si considerano il « Popolo eletto » per eccellenza, SIC! ultrafanatiche, pazze di dio, estremamente ignoranti, non solo attualmente dimostrano, tramite la guerra in corso, un'arroganza ma anche un evidente sentimento di superiorità, potrebbero essere in un futuro prossimo molto pericolose, implicando diversi stati, disposte a qualsiasi strategia pur di « recuperare, costi che costi la Giudea e la Samaria », fondamento religioso dell’obbiettivo sionista, che per nessun motivo deve essere ignorato da una cerchia di fanatici relisosi al comando di Benyamin Netanyahou, Primo ministro d'Isaele e capo del Likoude. che non vuole per nessun motivo essere messo in discussione ! Homo sapiens, anzi doppiamente sapiens, o Homo demens?.....
Un rispettoso e amichevole saluto a voi tutti, uomini ma anche donne di "buona volontà"...
Alessandro Pendesini - Bruxelles
e aggiungo questa analisi più che brillante e documentata.
https://www.internazionale.it/magazine/james-rosen-birch/2024/10/03/com-e-stato-possibile-il-7-ottobre